
C’è una risposta nell’intervista di Repubblica a Fred Vasseur che fa capire il cambio d’atteggiamento della Ferrari in quest’ultimo periodo. Non si accontenta più. Fino all’anno scorso il secondo posto nel Mondiale era un obiettivo. Oggi si guarda oltre. Era ora. Forse il primo ad averlo capito è il presidente che, dopo aver dato appuntamento a tutti al 2026, ha cominciato una campagna acquisti senza precedenti (forse solo nell’epoca del primo Montezemolo)
Alla domanda di Alessandra Retico “Sarebbe felice di un secondo posto a fine Mondiale?”
Fred risponde: «È ancora presto, dopo sei gare l’anno scorso eravamo nella terra di nessuno in termini di performance, siamo riusciti a risalire ed è importante mantenere questa tendenza e questo ritmo. Sarà ancora lunga fino alla fine. Siamo secondi al momento, lo puoi essere al termine dopo aver combattuto o
con dei rimpianti. Noi quest’anno a ogni weekend possiamo combattere per una vittoria e questa è una buona sensazione, vale più questo che pensare al Mondiale».
E’ una Ferrari che no si accotenta. Anche se sarà dura reccuperare sulla Red Bull perchè come aggiunge Fred commentando le novità in arrivo a Imola “Qualsiasi piccola cosa che possiamo portare può
pagare, non è più come in passato che con un’evoluzione guadagni 7 o 8 decimi. Stiamo tutti inseguendo i dettagli. La cosa più importante è migliorare e stare davanti, non importa di quanto”.
Vasseur parla poi del rapporto tra Sainz e Leclerc, dell’attesa per Hamilton, del cambiamento in atto nella squadra con la sostituzione dell’ingegnere di pista di Charles: ” Perché siamo in un processo continuo di miglioramento, volevamo fare questo passo, è stata una promozione interna con Bryan Bozzi che viene dal team, conosce Charles molto bene e hanno un buon rapporto, è parte dello sviluppo della squadra come lo sono gli altri”.
Qualche dubbio, ma può essere strategia, nella risposta su Newey: «Adrian è un riferimento per tutta la
Formula 1 per la sua esperienza e il suo palmarès, è forse quello che ha più esperienza di tutti. Detto
questo, io credo molto più nel gruppo che negli individui. Parte del successo arriva sempre dal
potere del collettivo, nel fatto che ognuno sappia e sia convinto del ruolo che ha nel sistema, io sarò
sempre quello che spingerà sull’importanza di questa tesi».


