Se Alex potesse parlare oggi non la smetterebbe più di festeggiare il suo ventesimo compleanno. Perché lui alla fine la vedeva così: il 15 settembre di vent’anni fa era rinato.
Dimezzato nel corpo, ma raddoppiato nel cuore. Dopo quel giorno, quelle cure, quell’estrema unzione e la resurrezione il mondo ha scoperto che Alex Zanardi non era soltanto un pilota. Bravo, bravo davvero anche se per emergere era dovuto andare negli Stati Uniti e in Formula 1 non ha mai avuto un’auto all’altezza.
Dopo l’incidente del Lausitzring è emersa l’altra faccia del campione. È emerso l’uomo che raccontava barzellette sulle sue gambe diventate ormai un ricordo, l’uomo che si è trasformato in esempio per tutti e non solo per il movimento paralimpico.
Gli raccontavo sempre di quella volta che entrato in una scuola sede di seggio elettorale avevo visto un cartellone fatto dai ragazzi ritagliando foto dai giornali. Sotto il titolo “i nostri eroi” c’erano Papa Giovanni Paolo, Madre Teresa di Calcutta, Lady Diana e lui Alex Zanardi. Un eroe per i ragazzi ancora prima che cominciasse a vincere medaglie paralimpiche e a battere record nell’ironman.
Oggi Alex sta combattendo una nuova battaglia. La sua eredità sono le medaglie arrivate da Tokyo dai suoi amici, dai suoi “figli”, da una generazione di atleti che si è ispirata a lui. La forza di Daniela e di suo figlio Nicolò lo sta aiutando a rinascere una terza volta. Avrebbe altre lezioni da darci, altre storie fantastiche da raccontarci con quella sua parlata che ti arrivava sempre fino al cuore.
#ForzaAlex
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