Sono passati 29 anni esatti. Era il 23 aprile del 1989 quando scoprii il fuoco in Formula 1 per la prima volta dal vivo. Terzo giro del Gp di San Marino, Imola. La Ferrari di Gerhard Beger vola fuori al Tamburello per un cedimento meccanico. L’impatto a 290 km orari è tremendo. Il fuoco praticamente istantaneo. Lì in mezzo alle fiamme c’è Gerhard Berger che avevo cominciato a conoscere e frequentare meno di un anno prima quando avevo iniziato a seguire i Gp per il Giornale di Montanelli. Un groppo allo stomaco. La paura. Ma per fortuna quel giorno incominciai a conoscere anche i Leoni della Cea. Se non fosse stato per il loro intervento adesso sarei qui a scrivere tutta un’altra storia. Berger non sarebbe tornato al volante un mese dopo in Messico. Merito dei Leoni della Cea, quegli eroi che lo estrassero dalle fiamme evitandogli di bruciare e soprattuto di respirare miscele mortali. Intervennero con le loro Alfa 75 rosse in meno di 15″. In 8″ estrassero Gerhard dai resti della sua Ferrari. In tutto rimase esposto alle fiamme solo 23″. Ma provate a contare 23″ e capirete che sono un’eternità. Soprattutto se pensate all’inferno che circondava la Ferrari. Un intervento straordinaramente efficace. Un intervento che solo 5 anni dopo, nella stessa curva, ma lì senza fiamme, fu inutile. Perché Ayrton da quella curva non ripartì più. Gli strani giochi del destino. Due amici, due grandissimi amici e una curva. Maledetta per Ayrton, benedetta per Gerhard (ma anche per Alboreto e Piquet che la “assaggiarono” in altri momenti).
Il giorno dopo mi ricordo che mi fiondai a Innsbruck insieme a un paio di colleghi. Arrivammo in ospedale, entrammo addirittura in camera di Gerhard, ovviamente con il suo permesso e accanto al letto, come i parenti più stretti, ascoltammo il racconto. “Certo che credo in Dio. Ma anche nello chassis della mia Ferrari“, disse sorridendo. Perché dall’inferno era uscito con la frattura della scapola destra e di una costola. I danni peggiori li avevano fatti le fiamme, sopratutto alla mano destra. Benedetto il giorno in cui, qualche mese prima al Gp del Brasile, aveva deciso di sostituire la magliettina di cotone che aveva sempre indossato sotto la tuta, con una maglia ignifuga…
Ma ecco dalla prima pagina de il Giornale il racconto di quel giorno: