Per battere Marquez in Texas forse bisognerebbe dare ai suoi avversari un’astronave da guidare. Inutile. Qui lo spagnolo più cattivo della storia della MotoGp è sinceramente invincibile.
A Marc Marquez è bastato meno di mezzo giro per andare al comando. Meno di cinque giri per fare il vuoto. Quella di Austin è proprio la sua pista. Sua e della Honda. Sesta vittoria di fila, questa volta senza prendere a sportellate o ostacolare nessuno. Un dominio assoluto. Prevedibile, ma non scontato visto quanto aveva combinato in Argentina ancora prima di partire.
Non è stato un gran premio esaltante con Marquez in fuga dall’inizio alla fine e gli altri dietro sempre più lontani. Qualche sorpasso, qualche scivolata (Crutchlow, l’ex leader del campionato). Una gara in perfetto stile Formula 1…
Marquez ha ballato da solo. Gli altri si sono accontentati. Vinales, Iannone, Valentino, Dovizioso. Tutti in fila. Tre italiani tra i primi 5. Primo podio del signor Belen che forse ha ritrovato il feeling.
Le Ducati non sono pervevute, ma dopo l’avvio qatariano si sapeva che per Dovi ci sarebbero stati due Everest da scalare. Il Dovi ha limitato i danni, ha portato a casa dei punti preziosi, si è anche preso il lusso di sverniciare Zarco nei giri finali per incassarne qualcuno in più e restare così in testa al campionato (46-45). Al ritorno in Europa ricomincerà la caccia grossa.
Speriamo che il Gp texano non sia stato un bigino della stagione che verrà. Non credo. Rivedremo la Ducati. Rivedremo Valentino.