CanadaGp istruzioni per l’uso: Max a caccia di Senna

La Formula 1 riparte dal Canada, ottava prova di un Mondiale in cui Verstappen ha già vinto 5 volte (e Perez 2). A Montreal Max potrebbe vincere la 41esima gara della sua carriera. Un numero simbolico. Lo stesso numero raggiunto da Ayrton Senna nel Gran premio d’Australia 1993 (al 158° gran premio della sua carriera). Per Max il prossimo sarà il 171°. Ricordiamo la commozione di Schumacher e di Hamilton quando raggiunsero la loro 41esima vittoria raggiungendo il mito.

Con un minimo di 300 mila spettatori attesi sulle tribune del Circuit Gilles Villeneuve – l’anno scorso furono 338 mila – il GP Canada è l’evento sportivo più seguito dell’intero Paese. La pista si trova sull’Isola di Notre-Dame, realizzata artificialmente nel 1965 sul fiume Saint Lawrence durante i lavori di costruzione della metropolitana di Montreal.

Istruzioni per l’uso

  • Secondo i tecnici Brembo rientra nella categoria dei circuiti più impegnativi per i freni. In una scala da 1 a 5 si è meritato un indice di difficoltà di 4. Le staccate decise e ravvicinate sollecitano molto l’impianto frenante, con temperature d’esercizio elevatissime per dischi e pastiglie, mitigate per fortuna dalla presenza di alcuni lunghi rettilinei che danno un po’ di respiro ai componenti. ​
  • Al Circuit Gilles Villeneuve i piloti Formula 1 utilizzano i freni in metà delle curve, eppure ne hanno bisogno in tutte le prime 3, anche se nella seconda lo spazio di frenata è appena di 41 metri e la forza g di 2,5. L’impianto frenante è utilizzato dal pilota per 12 secondi al giro, equivalenti al 16 per cento dell’intero Gran Premio.
  • Dalla partenza alla bandiera a scacchi ciascun pilota esercita un carico totale superiore alle 67 tonnellate sul pedale del freno. In 5 curve infatti il carico supera i 145 kg e in un’altra sfiora i 140 kg. Ciò nonostante gli spazi di frenata sono ridotti: solo in un caso si arriva oltre i 100 metri. 
  • Delle 7 frenate del GP Canada 6 sono considerate altamente impegnative per i freni e la restante è light.
  • La più dura è quella alla curva 10 perché è l’unica in cui i piloti diminuiscono la loro velocità durante la frenata di oltre 200 km/h, 216 km/h per la precisione.
  • Si passa da 290 km/h a 74 km/h in 2,55 secondi durante i quali si percorrono 100 metri, applicando un carico sul pedale del freno di circa 146 kg.
  • Per il Formula 1 Pirelli Grand Prix du Canada, le mescole scelte sono C3 come P Zero White hard, C4 come P Zero Yellow medium e C5 come P Zero Red soft.
  • Il circuito Gilles Villeneuve è un tracciato semi-permanente di 4,361 km realizzato sull’isola artificiale di Notre Dame, al centro dell’estuario del fiume San Lorenzo, nella città di Montreal. Solitamente la pista è a disposizione dei cittadini di Montreal e dei turisti, che la utilizzano per girare in bicicletta, sui pattini a rotelle e a piedi.
  • La prima edizione del Gran Premio del Canada disputata su questa pista risale al 1978 con il successo di Gilles Villeneuve. La pista fu intitolata alla memoria del pilota canadese poche settimane dopo la sua tragica scomparsa, nel 1982.
  • Il tracciato, composto da sei curve a sinistra e otto a destra, verrà percorso in gara 70 volte. Nonostante siano presenti anche tre rettilinei, di cui uno molto lungo, la velocità media è relativamente bassa, a causa dei frequenti cambi di direzione dovuti alle curve molto vicine fra loro che impongono continue frenate.
  • La mescola più morbida viene solitamente utilizzata solo in qualifica, come si è visto lo scorso anno, quando in gara furono usate solo Medium e Hard. La strategia preferita dalla maggioranza dei piloti fu quella a due soste ma anche la sosta singola ebbe i suoi estimatori, scegliendo di percorrere uno stint iniziale molto lungo con la Hard, soprattutto da parte di chi partiva dalle retrovie.
  • Il tempo medio perso per un pitstop era, lo scorso anno, di soli 18,5 secondi nonostante gli oltre 400 metri di pitlane. I piloti per fermarsi ai box tagliano infatti l’ultima chicane e saltano la prima curva, visto che la pit-exit si trova già in curva 2.

Mario Isola: occhio al meteo

“Il Gran Premio del Canada è una delle gare tradizionalmente più spettacolari in calendario, ricche di episodi e sorprese grazie ad un tracciato che offre buone possibilità di sorpassi e non perdona gli errori. Come spesso accade per questo tipo di piste, abbiamo deciso di mettere a disposizione delle squadre le tre mescole più morbide della gamma, vale a dire la C3, la C4 e la C5, confermando così la scelta della stagione scorsa. Delle tre, è verosimile aspettarsi che l’uso della C5 sarà concentrato nelle qualifiche mentre C4 e C3 saranno privilegiate per la gara”.

“L’asfalto è piuttosto liscio e, trattandosi di un circuito cittadino semipermanente che viene utilizzato molto raramente per le competizioni automobilistiche, è soggetto a un’evoluzione molto marcata in termini di aderenza durante il fine settimana. Su un tracciato privo di curve ad alta velocità, i fattori determinanti sono la trazione in uscita dalle curve lente, la stabilità in frenata e l’agilità nei cambi di direzione. Un altro elemento importante da tenere in considerazione sono le condizioni meteorologiche, che possono mutare in fretta: non soltanto in termini di pista asciutta o bagnata ma anche come oscillazioni delle temperature, basti ricordare proprio l’edizione 2022 quando in qualifica la temperatura dell’asfalto era di 17 °C mentre in gara si arrivò a 40 °C!”

Consigli per videogiocatori

In Canada, causa assenza di vie di fuga in buona parte delle curve, ogni errore è pagato a caro prezzo, anche nei videogiochi. Per effettuare nel miglior modo la staccata alla decima curva bisogna prestare attenzione alla torretta posta sul lato destro con il maxischermo perché il cartello che indica i 100 metri è difficile da scorgere. Prima di superarla si frena forte e si scala fino in seconda marcia, cercando di prendere la corda quando inizia il cordolo, ma senza salirci. Poi si allarga tutto, tenendo presente che dopo l’uscita curva, la pista tenderà verso destra

Share Button
umberto zapelloni

Nel 1984 entro a il Giornale di Montanelli dove dal 1988 mi occupo essenzalmente di motori. Nel gennaio 2001 sono passato al Corriere della Sera dove poi sono diventato responsabile dello Sport e dei motori. Dal marzo 2006 all'aprile 2018 sono stato vicedirettore de La Gazzetta dello Sport

Rispondi

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.