Il trionfo di Le Mans può insegnare qualcosa anche alla Formula 1? E’ la domanda che mi sento rivolgere più spesso da quando Alessandro Pier Guidi ha tagliato il traguardo davanti a tutti domenica pomeriggio.
Cinquant’anni fa Enzo Ferrari decise a malincuore di abbandonare le corse di durata per concentrare tutti gli sforzi dell’azienda sulla Formula 1. La Ferrari di allora non aveva mezzi e risorse per continuare a competere su due fronti. Fu una scelta dolorosa (Ferrari amava Le Mans) , ma inevitabile.
Oggi la Ferrari può permettersi di gareggiare nei due mondi delle corse. Ha denari e strutture per farlo. Solo che nell’endurance è ripartita alla grande vincendo al quarto tentativo dopo tre podi mentre in Formula 1 dopo la grande illusione dello scorso anno la caduta è stata fragorosa.
Che cosa ci ha insegnato il trionfo del team di Coletta (vedi il mio pezzo su il Foglio)?
- In Ferrari c’è chi sa vincere
- In Ferrari ci sono le competenze per partire da zero e realuizzare un programma vincente
- In Ferrari c’è un team (quello di Coletta e AF Corse) che in pista azzecca strategie e pit stop
Ma perchè tutto funziona a meraviglia con la Hypercar e non con la Sf-23?
Gli avversari sono tosti anche in Endurance, la Toyota c’è da una vita. Porsche e Peugeot da prima della Ferrari. Altri arriveranno. Certo c’è il Bop (balance of permormance che penalizza i più veloci) ma non basta a spiegare tutto.
Il segreto del progetto Le Mans sta nell’organizzazione. Attorno a Coletta si è radunato il meglio, piloti compresi (per la categoria si intende). Per vincere nel motor sport bisogna avere sempre il meglio. Ce lo ha insegnato la steffa Ferrari ai tempi di Todt.
Da qui deve ripartire Vasseur. Andare a cercare il meglio, aprire la Ferrari ad esperienze esterne, creare una super squadra.
L’organizzazione orizzontale di Marchionne è stata un fallimento e quando Binotto ha cercato di raddizzarla ha fatto un errore caloroso: non ha pensato a splittare il ruolo di team principal e di direttore tecnico.
Ma oggi io mi chiedo: la Ferrari ha un vero direttore tecnico all’altezza di Adrian Newey, James Allison o Dan Fallows? Se a questa domanda rispondete come me con un no ecco trovato il problema. Con tutto i bene che possiamo volere ad Enrico Cardile capirete anche voi che non è la stessa cosa.