#Formula1 al via: come cambiano le frenate… con pinze freni che toccano i 200 gradi

Tra pochi giorni in Austria riparte la Formula1. Si ricomncia da dove ci eravamo lasciati alla vigilia del Gp d’Australia in marzo, poi saltato all’ultimo momento. In mezzo c’è stato quello che neppure gli sceneggiatori di Hollywood avevano mai immaginato. Vediamo come si ripresenta al via Brembo che fornisce i suoi sistemi frenanti a 8 team su 10.

Le monoposto 2020 non sono cambiate molto dal punto di visto aerodinamico e resteranno così anche l’anno prossimo, in attesa della rivoluzione del 2021. Ma le prestazioni aumenteranno lo stesso e, con velocità di punta maggiori, anche le frenate diventeranno ovviamente più lunghe. Con velocità più elevate sui rettilinei e spazi di frenata più lunghi, aumenta l’energia da smaltire sotto forma di calore che quindi si traduce in temperature più elevate.

Brembo che da 45 stagioni è impegnata in Formula 1 (25 Campionati del Mondo Piloti, 29 Campionati del Mondo Costruttori, 425 Gran Premi vinti), ha naturalmente aggiornato le sue componenti: la maggior parte delle monoposto utilizzerà dischi in carbonio da 32 mm di spessore all’anteriore e dischi da 28 mm al posteriore. Brembo, anche per rispettare le norme anti Covid che limiteranno gli ingressi nel paddock, fornirà assistenza ai team attraverso il proprio Remote Garage, una soluzione già introdotta nelle scorse stagioni ma potenziata quest’anno con l’obiettivo di fornire comunque un servizio completo ed esaustivo ai team.

Gli ingegneri Brembo che solitamente si recano in pista per monitorare le prestazioni degli impianti frenanti, opereranno da remoto dall’Italia, con la possibilità di scambio dati con i team, analisi delle telemetrie delle vetture e raccogliendo i feedback  in videoconferenza con gli ingegneri delle squadre.

A seconda delle temperature previste durante il singolo Gran Premio e della specifica strategia di gara, ciascun pilota potrà optare fra ben sei diverse soluzioni di dischi per l’anteriore e due diverse soluzioni di dischi al posteriore.

Se nel 2019 Brembo offriva ai team tre tipologie di dischi per l’anteriore:

  • 1480 fori – Very High Cooling – disposti su 7 file come soluzione più estrema
  • 1250 fori – High Cooling – disposti su 6 file
  • 800 fori – Medium Cooling – disposti su 4 file

Nel 2020 vengono confermate queste tre diverse ventilazioni, ma ogni specifica viene presentata anche con una lavorazione sul diametro esterno, il cosiddetto “groove”. La nuova famiglia di dischi dotata di “groove” si caratterizza per una lavorazione sul diametro esterno del disco che crea una sezione divergente all’aria e che a sua volta fuoriesce dai fori di ventilazione del disco.

Tale geometria permette di avere una maggiore efficienza di raffreddamento del materiale. Al posteriore invece restano confermate due soluzioni:

  • 1250 fori – High Cooling – disposti su 5 file
  • 800 fori – Medium Cooling – disposti su 3 file

Il risultato è quindi un totale di sei specifiche di ventilazione differenti solo per l’assale anteriore e due per l’assale posteriore. In particolare, la soluzione a 7 file di fori con “groove” si adatta ai circuiti più severi per l’impianto frenante che solitamente sono il tracciato di Shakir in Bahrain, quello di Marina Bay a Singapore, quello di Montreal in Canada e quello di Yas Marina ad Abu Dhabi. In tracciati come questi, la temperatura dei dischi può raggiungere picchi fino a 1.200°.

Brembo continua a lavorare sull’impianto frenante con un focus specifico sulla massima miniaturizzazione dei pezzi che compongono il Brake by Wire e l’alleggerimento delle pinze in alluminio-litio. Brembo fornirà le tradizionali pinze a 6 pistoni, valore massimo stabilito dal regolamento, a 8 team su 10.

Nel contempo l’azienda bergamasca ha cercato di aumentare la prontezza di risposta e quindi reattività delle unità BBW: il livello di integrazione con la vetture è sempre maggiore e, nel 2020, saranno ben 4 i team ad utilizzare il BBW Brembo.

Ciascun team, in funzione delle esigenze specifiche della vettura, definisce insieme agli ingegneri Brembo il rapporto ottimale tra peso e rigidezza che dovranno avere le pinze freno. Le sofisticate metodologie di progettazione a disposizione di Brembo hanno consentito di progettare, per ciascun team, un modello di pinza freno che ha permesso di ottimizzare il rapporto peso-rigidezza desiderato. In questo scenario, alcuni team prediligeranno pinze più leggere ma anche meno rigide, mentre altri opteranno per soluzioni più conservative caratterizzate da maggior rigidezza ma anche maggior peso. Un equilibrio delicato che porta Brembo a sviluppare in maniera totalmente autonoma e separata l’impianto frenante per ciascuna
scuderia.
Servendosi dei sensori, i team conoscono in ogni istante la temperatura di dischi e pinze. Sulla base di questi dati, partono eventuali segnalazioni al pilota per la modifica del brake balance della monoposto: questa comunicazione avviene quando si registrano anomalie rispetto alle previsioni.
Per quanto riguarda le pastiglie in carbonio, nel 2020 Brembo offre ai team una scelta fra due diverse mescole.
In media ogni team ordina dai 10 ai 15 set di pinze Brembo all’anno: questo numero permette di fronteggiare in sicurezza eventuali incidenti e la mancanza di disponibilità di alcuni set per revisione. Alcuni team invece, procedono inizialmente ad un ordine ridotto, prevedendo uno sviluppo durante la stagione e quindi un successivo ordine di pinze ancora più ottimizzate.
Sui tracciati caratterizzati da molte frenate in sequenza, la temperatura delle pinze raggiunge i 200 gradi centigradi. La vita utile di una pinza di Formula 1 non supera i 10.000 km, durante i quali sono previste periodiche revisioni che vengono effettuate direttamente da Brembo all’interno dei propri reparti produttivi. Per quanto riguarda invece il materiale d’attrito, ogni team consuma nel corso della stagione dai 150 ai 300 dischi e fino a 600 pastiglie.

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umberto zapelloni

Nel 1984 entro a il Giornale di Montanelli dove dal 1988 mi occupo essenzalmente di motori. Nel gennaio 2001 sono passato al Corriere della Sera dove poi sono diventato responsabile dello Sport e dei motori. Dal marzo 2006 all'aprile 2018 sono stato vicedirettore de La Gazzetta dello Sport

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