
L’altro giorno su ilGiornale ho scritto un piccolo commentino intitolato “Un solo vincitore, Hamilton”. Qui mi prendo qualche riga in più per approfondire il concetto
Sono molto, molto sorpreso dal vederci tutti qui, è bello poter gareggiare, ma per me è scioccante che siamo tutti seduti in questa stanza. Ci sono molti fan in pista già oggi. Sembra che il resto del mondo stia reagendo, probabilmente un po’ in ritardo, stamattina abbiamo sentito Trump chiudere i confini dall’Europa agli Stati Uniti. L’NBA viene sospesa e la F1 continua ad andare avanti. Il denaro è re”
Lewis Hamilton. Melbourne, 12 marzo 2020
Lewis Hamilton, titoli mondiali a parte, si sta avvicinando sempre di più ai grande campioni del passato, quelli che facevano viaggiare il pensiero veloce come le loro automobili.
Penso a Niki Lauda, Ayrton Senna, Mario Andretti, Michael Schumacher o anche a Jackie Stewart che mollò tutto al 99° gran premio perché preferiva vivere e voleva dedicarsi alla sicurezza delle corse.
Sono uomini che valeva sempre la pena andare a sentire perché non avrebbero parlato solo di assetti, di sospensioni, di avversari che erano stati scorretti. Ma forse la differenza la fa proprio quella parola: uomini. A cui è giusto aggiungere l’aggettivo Grandi.
Non tutti i grandi campioni sono diventati grandi uomini. Non tutti davanti a un microfono hanno saputo usare il loro carisma per parlare di argomenti diversi da quello che era il loro lavoro. Capita nella Formula 1, ma un po’ in tutti gli sport. Dai giornali (la Repubblica https://rep.repubblica.it/pwa/intervista/2020/03/14/news/federica_pellegrini_non_esiste_un_mondo_senza_sport_salviamo_i_giochi_per_sentirci_vivi_-251318928/) di oggi ad esempio rimbalza una bella intervista a Federica Pellegrini.
Hamilton oggi è un campione che non ha paura a dire che in Formula 1 comanda il Dio denaro, così come la stagione scorsa ha cominciato la sua battaglia contro la plastica (convincendo pure la Mercedes a lavorarci) e ancora prima quella a favore dei vegani.
Lui, “unico bambino nero in una scuola di bianchi”, come raccontava nella sua autobiografia, ha provato sulla sua pelle come si vive stando dall’altra parte con tuo padre che fa quattro lavori insieme per cercare di esaudire i tuoi sogni da adolescente.
Così oggi dona 500 milioni di dollari a chi in Australia si è occupato degli animali, collabora con la fondazione Laureus, cerca di aiutare i giovani appassionati di kart che non hanno una lira per correre.
Hamilton è capace di posare con un completo alla moda, magari della collezione firmata da lui per Tommy Hilfiger o con la sua Ferrari LaFerrari da oltre un milione di dollari, ma anche di pensare a chi non ha avuto il suo talento o la sua fortuna.
Se vuole dire una cosa la dice senza pensare che possa essere politicamente scorretta o danneggiare uno dei suoi sponsor. Esattamente come Stewart o come Lauda. E Senna non era uno che si tirava indietro. Schumacher magari era meno diretto in pubblico, ma poi in privato se c’era da dare un aiuto non si tirava indietro (1 milione per lo Tsunami). E Andretti, beh, la sua storia è tutta un insegnamento.
Leggi qui la sua ultima intervista per gli 80 anni: https://www.ilgiornale.it/news/sport/tutto-inizi-fuggendo-dai-fucili-partigiani-1832631.html
Se volete approfondire su Hamilton https://topspeedblog.it/hamilton-il-figlio-del-vento-raccontato-da-mara_sangiorgio/
Anche il quattrovoltecampionedelmondo dovrebbe essere tra i Grandi Uomiji? Forse no. Da lui ci si aspetta che parli di piste e asserti…