Il collezionista di Rosse: 1400 libri #Ferrari in libreria

Piero Ferrari con Marco Sacchi il collezionista di Rosse

Il collezionista di Rosse. Intese come Ferrari. Non auto, ma libri. Dal Corriere di oggi a firma Daniele Dallera:

Milanesone, 60 anni appena compiuti, ex imprenditore del settore carta e stampa, ora consulente, con una elegante passione per la Ferrari: schematico identikit di Marco Sacchi. Se parla di carta e stampa si vede che ne sa, ci è cresciuto dentro, educato da un maestro come il papà Carlo che non c’è più. Se parla di Ferrari, qui emerge tutta la sua passione che lo ha reso uno dei bibliofili più importanti a livello internazionale. Nella sua casa milanese si trovano più di 1.400 libri e testi tutti rigorosamente Ferrari, che raccontano la macchina e il grande Enzo. «Ho iniziato nell’84, quando un collega, tra i suoi clienti c’era Maranello, mi regalò “Piloti che gente”, il libro di Enzo Ferrari. Mi colpì, mi affascinò e poi…» . Una pausa quasi sofferta, sicuramente emozionata, perché ricca di ricordi, che lascia in sospeso una rivelazione. Non bisogna insistere, Sacchi si svela: «Massì, il libro fu importante, ma la verità è un’altra: io avevo in testa la Ferrari, la macchina dei miei sogni, ma sa, non è facile acquistare una Ferrari». 

La biblioteca

Il sogno si avvera, anche il padre alla fine cede, si può fare: nel 2000 l’ordine, un anno dopo la Ferrari 360 Modena è in garage. Sacchi la sua Ferrari l’ha scelta e voluta gialla «perché la Ferrari è nata gialla, magari la gente non lo sa: e io non mi sono mai pentito di non averla presa rossa». Ogni tanto un viaggio, una botta di velocità, senza trascurare il lavoro e i libri che giorno dopo giorno crescono di numero. «I mercatini dei libri me li sono fatti tutti»: una ricerca appassionata del titolo, di testi che continua, aiutato, assistito da quel tesoro di libreria Giorgio Nada in corso Venezia, fonte inesauribile di suggerimenti, proposte, ritrovi, che talvolta sanno di antico. 

Però, la passione libraria di Sacchi ha le sue esigenze, non sconfina mai su altri marchi, a lui interessa solo Ferrari. Quindi la ricerca, essendo più selezionata, diventa anche più laboriosa: «Le sorprese più belle, intense, a volte le ho avute e vissute al mercato del libro antico in piazza Diaz». In mezzo a testi quasi archeologici Sacchi confida «di aver strappato autentici capolavori a prezzi convenientissimi». A distanza di anni, il cuore batte ancora per l’emozione. «E sia chiara una cosa — ammonisce Sacchi con sano orgoglio — mai e poi mai ho fatto un acquisto ferrarista pensando che avrei potuto un giorno guadagnarci sopra vendendolo. Ma non se ne parla proprio…», e il vocione sacchiano assume toni ancora più alti. Che diventano più dolci quando racconta di quel libro destinato agli autografi: «E lì trovi le firme di Michael Schumacher, di Piero Ferrari, il figlio del Drake, di Mario Andretti e di molti altri». 

Poi c’è quel sottile piacere, che solo il sapere e l’avere, regala: «Leggo molto, adesso ho anche più tempo, e allora capita che mi imbatta in un pezzo giornalistico, che parla di una vittoria, magari di Ascari, di Lauda, di Villeneuve. Ecco se quel dato, quel numero, quell’anno, non mi quadra, non mi torna, allora scatta la ricerca, vado a controllare». Ahinoi purtroppo gli errori si fanno, si scrivono e il Sacchi li scopre. Simpatico è simpatico, così negli anni Sacchi conquista Gozzi, il capo storico della comunicazione ai tempi di Enzo Ferrari, che non gli ha mai fatto mancare l’annuario della Rossa. E la tradizione continua. 

Gli manca il primo annuario Ferrari, quello del ’49: sa dove trovarlo, ma gli hanno chiesto 5-7 mila euro. «No, le follie non mi piacciono, non fanno per me. Ora per esempio sono in ritardo con l’inventario della mia biblioteca Ferrari. A ogni inizio d’anno rivedo e riconto i miei libri, uno per uno. E poi registro e memorizzo il dato. È faticoso, ma non sa che piacere». Oggi l’abbiamo capito, caro Sacchi.

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umberto zapelloni

Nel 1984 entro a il Giornale di Montanelli dove dal 1988 mi occupo essenzalmente di motori. Nel gennaio 2001 sono passato al Corriere della Sera dove poi sono diventato responsabile dello Sport e dei motori. Dal marzo 2006 all'aprile 2018 sono stato vicedirettore de La Gazzetta dello Sport

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