
Non sono mai stato un fan di Marc Marquez, chi mi conoisce un po’ ricorderà come ai tempi del suo sgarbo a Valentino lo abbia atttaccato dalle pagine della Gazzetta. L’uomo non mi ha mai convinto. Sul pilota invece non potevano esserci dubbi: era un campione assoluto. ma adesso è l’uomo che ha bisogno di comprensione e aiuto: e allora forza Marc, rimettiti in sesto, ma prima pensa alla salute, non ripetere errori già commessi.
Un paio di settimane fa Marc Márquez posa in foto con un cartello che riportava i pronostici per la stagione. Diceva che il campione della MotoGP sarebbe stato lui. Anche Marc come Nadal è stato a lungo fuori, anche lui ha sentito durante quest’assenza una fame esagerata di luci e di rivincita, davanti alla nuova generazione di piloti che nel frattempo avanza e che s’è presa due Mondiali approfittando dei suoi guai.
Domenica mattina, durante il warm-up del GP d’Indonesia, è caduto di nuovo. Per la quarta volta dal rientro. Tutti hanno pensato subito alla spalla, al braccio e al gomito. Invece il problema è la diplopia. Il campione ha ripreso a vedere sdoppiato. Si è fermato a Barcellona, ha fatto una visita di emergenza all’Hospital Clínic di Barcelona col suo oculista di fiducia, il dottor Sanchez Dalmau. C’è una ricaduta e i giornali spagnoli riferiscono che ora il futuro del campione è davvero a rischio, a 29 anni e dopo 8 Mondiali vinti.
Il problema di Marquez è che si tratta di una recidiva. La prima volta emerse nel 2011, dopo una caduta a Sepang. In termini medici: recidiva di paralisi del quarto nervo destro, con un coinvolgimento minore di quello interessato nell’infortunio del novembre 2021. La terapia sarà di tipo conservativo. Nessun intervento chirurgico. Significa pure: nessuna previsione per il futuro.
Marca scrive che la prossima settimana Márquez si sottoporrà a un nuovo check -up per valutare l’evoluzione della malattia.
Christian Carania su Motosprint si domanda: “Ha senso continuare a rischiare così o sarebbe meglio dire basta?”.
Che dicono in Spagna:
“Nadal e Márquez sono recidivi negli infortuni, il che ci porta a pensare che condividano molti passaggi nel loro cammino verso l’eccellenza. Per diventare due campioni di tale ‘altezza, hanno sottoposto il loro fisico a sforzi eccessivi nel corso della carriera. Il pilota è incline alle cadute, perché cerca sempre i limiti della moto e del circuito, quel dettaglio decisivo per superare se stesso e gli avversari. Il tennista ha imparato a convivere con il dolore, con un piede rotto cronico, con una serie di infortuni che sommati tutti insieme lo hanno tenuto fermo per più di tre anni e mezzo. Eppure, sono i più grandi. Ciò mostra il loro spirito combattivo, la loro capacità di tornare sempre più forti. Ora tocca a loro dimostrarlo di nuovo. Anche se fa male” di juan gutiérrez, As