





L’ex presidente Montezemolo ha fatto Piazza Pulita l’altra sera su la 7. È’ stato il più duro. Ma in rassegna stampa ci sono anche Prost, Capelli è un Todt da Oscar. Un sabato di parole dopo i fatti delle qualifiche
Alain Prost, nella sua colonna per il quotidiano francese L’Équipe.
“È divertente notare – scrive – che questi primi due Gran Premi dell’anno hanno già tracciato uno schema piuttosto sorprendente, che si ripete. È stato uno strano inizio di stagione. Ovunque guardi, è crisi. A tutti i livelli, che tu sia grande o piccolo. Ci sono squadre ufficiali o storiche che stanno soffrendo da tempo, come la McLaren, che anno dopo anno affonda. C’è l’Alpine, la cui ascesa tarda ancora ad arrivare. C’è la Mercedes, che persiste nel suo concetto dichiaratamente innovativo e che chiaramente non funziona. Anche la Red Bull, di cui ho elogiato la stabilità e la potenza un mese fa, sta soffrendo. Il team ha ovviamente la macchina migliore, la più veloce in modo impressionante. Ebbene, nonostante ciò, si trova di fronte allo sbocciare di una crisi. Il suo metodo di favorire un solo pilota, Max Verstappen, sta mostrando i primi segni di cedimento. Sergio Pérez ha scoperto di poter vincere e non è più incline a tutti i compromessi di prima. Anche se il dominio della Red Bull continua, le prossime settimane saranno cruciali per i campioni del mondo in carica”.
Prost dice che nulla arriva mai rapidamente in Formula 1 e che la crisi è sempre a portata di mano. “La Formula 1 richiede un adattamento costante. Devi sempre reinventarti, non rimanere fisso sui tuoi schemi. Il problema è che richiede tempo. Dopo aver deciso di assumere nuova linfa e una nuova testa con Frédéric Vasseur, una testa straniera peraltro, la Ferrari non ha ancora i risultati che avremmo voluto per essa. E non verranno subito. La Mercedes, avviandosi alla costruzione di una nuova vettura, rischia di affrontare nuovi problemi che continueranno a pesare sulle sue prestazioni”.
Un’eccezione esiste, dice Prost. “Una sola squadra sfugge a questa sensazione di crisi ed è l’Aston Martin. L’anno scorso ha deciso di tirare una linea sotto la sua macchina del 2022 e ha accettato di reinventarsi. Ha cambiato pilota senza tremare, passando da Sebastian Vettel a Fernando Alonso. Poi ha cambiato il concetto di monoposto. Ha deciso di copiare, certo, ma è un po’ la legge della F1. Soprattutto si è presa il tempo per capire ed eccola al top, lontana dalla crisi che stanno attraversando le altre. Una lezione per tutti”.
Jean Todt intervistato da Daniele Sparisci sul Corriere della Sera
Sa che in tanti dentro la F1 la rimpiangono?
«Sento poche persone lì dentro. Stefano Domenicali: dopo essere stato un mio collaboratore per 16 anni è diventato un amico. Mio figlio Nicolas (manager di Leclerc ndr ), sono felice di non essere più un’ombra per lui. Ero più un disturbo che un aiuto. La vita è una successione di capitoli, l’ho raccontata in documentario e poi uscirà anche un libro».
Ci metterà anche la notte degli Oscar?
«È stato come vincere un Mondiale. Arrivati a Los Angeles pensavamo di avere delle chance, ma non puoi saperlo finché non si apre la busta. Quando hanno fatto il nome, ero felicissimo. So gli sforzi di Michelle [Yeoh, ndSl], la prima attrice asiatica poi…».
Quando è che aveva provato una gioia simile?
«A lei ho detto all’orecchio: “Provo la stessa sensazione di quando ho portato Michael (Schumacher ndr ) nel 2000 a Suzuka”. Stava scrivendo la storia. Perciò dico che abbiamo una nuova campionessa del mondo in famiglia».
Lei lva sempre a trovare Michael. Si sentono tante voci, come fanno a parlare tanti che non lo hanno mai visto dopo l’incidente?
«Lasciamolo tranquillo, rispettiamo la volontà di privacy di Corinna e dei figli, sappiamo che quell’incidente ha avuto delle conseguenze. Chi dice che sa qualcosa, non sa niente. Vado sempre a trovarlo. Lui e la sua famiglia sono la mia famiglia». – intervista di daniele sparisci, Corriere della sera
Cosa ha detto Montezemolo a la 7
«Si tratta di un discorso lungo e un po’ doloroso per me. Mi dispiace molto vedere la Ferrari così e non credo sia una crisi di breve termine perché si tratta di ricostruire la squadra, e per poterlo fare bisogna trovare sul mercato i migliori tecnici. Per mettere insieme quella squadra che oggi viene chiamata “dream team” presi Todt, Brawn, Byrne; Schumacher arrivò quando sapevamo che il pilota avrebbe fatto la differenza perché prima neanche Superman avrebbe combinato nulla. Ma l’abbiamo costruita quella squadra e mi auguro che ciò possa ripetersi oggi, anche se con grave ritardo. Bisogna recuperare sul mercato tecnici fondamentali di qualsiasi nazionalità, perché per vincere ci vuole competenza, e magari portare cultura in azienda laddove in alcuni settori è meno forte» (ospite giovedì sera a Piazza Pulita su La7 , ripreso dal Corriere dello Sport)