MotoGp: che figata viaggiare in Ducati a 360 all’ora…

In MotoGp, alla vigilia della seconda gara stagionale ancora in Qatar, continua a tenere banco la velocità ragginta da Zarco con la Ducati Pramac durante l’ultimo weekend: oltre 360 chilometri all’ora (362,4 per la precisione). Se ne parla nel paddock, sui giornali, sui sovcial (vedete il meme qui sopra). Ecco allora un po’ di pensieri e parole sull’argomento.

Sono giorni in cui si discute della sparata fatta su Ducati da Zarco sul rettilineo da mille metri in qualifica, l’accelerata da 362 (virgola 4) km orari, con la prospettiva che il record cada presto, prestissimo, o già nel week-end o al più tardi al Mugello, dove il rettilineo è persino più lungo (1.100 metri all’incirca). 

Paolo Lorenzi sul Corriere della sera ha paragonato il circuito di Losail a una pista di decollo. Se da un lato gli appassionati ne possono restare impressionati, forse anche affascinati, dall’altro i piloti iniziano a riflettere sui rischi”. Il Mugello ha un rettilineo persino più lungo (1.141 metri).

Michele Pirro, che della Ducati è collaudatore e sviluppatore, ne ha parlato stamattina con Mario Salvini per la Gazzetta dello sport, spiegando che «la cosa da capire è che non è solo una questione di potenza del motore. Quella l’abbiamo sempre avuta. Il di più che ci permette di arrivare a questi limiti è dato dal lavoro effettuato su tutto il pacchetto, quindi sull‘aerodinamica che ti permette di non volare via, sull’elettronica, sul telaio. Quando si va così forte in rettilineo è una figata, se si arrivasse anche a 370 noi piloti saremmo contenti. Il fatto è che la curva arriva prima, e cambia la forza che serve per frenare e curvare. Ci vogliono occhio e abitudine. Al Mugello non andiamo da due anni, quindi sono molto curioso, credo che con questa moto potrà saltare fuori qualcosa di molto interessante. Se quest’anno riusciamo a vincere qualcosa di importante, chiedo a Gigi Dall’Igna di potermi lanciare su qualche pista da due o tre chilometri, magari di un aeroporto, per vedere a che velocità arriva la Desmo…».

L’ingegner Gigi Dall’Igna ieri ha parlato del record con Massimo Calandri per Repubblica spiegando che «ci siamo concentrati sulla carenatura. Funziona. Però l’abbiamo provata solo qui, è presto per dire se ci potrà dare vantaggi anche altrove. Il segreto? Certi paramenti per ottimizzare il rendimento, non posso dare altri dettagli». Altrimenti gli altri copiano, come Michael Jackson con Al Bano. «Ci impiegheranno un po’. E quando capiranno – ha detto Dall’Igna – avremo trovato qualcosa di nuovo. Fa parte del gioco. Ma sulla velocità pura, credo siamo arrivati al limite: con queste regole, non penso potremo fare di più». Dall’Igna di sé dice che gli piace andare piano. «In auto, in Germania, ho toccato i 260-270. E sono salito su di una Panigale, andando anche oltre. Però quando devo prendere delle decisioni sono un tipo riflessivo. Non mi piace correre». 

L’uomo che per la prima volta ha guidato una moto oltre la soglia dei 360 km orari, nuovo primato di tutti i tempi in MotoGP, sulla pista di Doha è Johann Zarco. Ha trent’anni. È un francese nato in Costa Azzurra, a Cannes, e quando si presentò in pista si vantava di non avere tatuaggi, di non aver mai portato gli occhiali da sole né un cappellino personalizzato, di non avere Twitter, non usare il telefonino e di non sorridere solo perché glielo chiedevano gli sponsor. Johann Zarco si presentò come un tipo decisamente bizzarro, ma in quattro anni (come ricorda www.loslalom.it) ha fatto in tempo a farsi definire scorretto da Valentino Rossi, irresponsabile dai fratelli Espargarò e «un mezzo assassino» da Franco Morbidelli. Per la sua disinvoltura – diciamo – nell’interpretare i sorpassi e la corsa. Però gli piacciono le canzoni di Jacques Brel e George Brassens. Uno strano campione. Un anti-divo, in questo circo dove c’è chi cura in modo ossessivo la propria immagine scrisse di lui Massimo Calandri su Repubblica.

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umberto zapelloni

Nel 1984 entro a il Giornale di Montanelli dove dal 1988 mi occupo essenzalmente di motori. Nel gennaio 2001 sono passato al Corriere della Sera dove poi sono diventato responsabile dello Sport e dei motori. Dal marzo 2006 all'aprile 2018 sono stato vicedirettore de La Gazzetta dello Sport

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