Rassegna stampa: il caso Leclerc scuote la Ferrari e Binotto

Rassegna stampa ancora Rossa di rabbia per l’occasione sprecata a Silverstone. Binotto spiega (vedi qui) ma i dubbi restano. La Ferrari sta sprecando un tesoro chiamato Charles Leclerc.

Charles Leclerc è un uomo squadra più grande della sua squadra. Lo raccontano le sue dichiarazioni, i suoi tweet, le espressioni che aveva durante la foto di gruppo per festeggiare la vittoria di Carlos. Non è il compagno di squadra che si mette in posa perché non può fare altrimenti. Si vede che è davvero contento per il suo compagno. Esattamente come nel tweet: “Ben fatto @Carlossainz55 hai realizzato un sogno d’infanzia, te lo meriti amico. Da parte mia, sono incredibilmente deluso. Vettura danneggiata al primo giro ma stavamo volando. Grandi lotte in pista ma non potevo fare molto di più avendo gomme vecchie a fine gara”. Come dire la delusione resta, ma la rabbia se n’è andata.

Charles ha capito che la Ferrari non ha preso certe scelte per danneggiarlo e favorire Sainz. Le ha prese per proteggere una vittoria Ferrari, seguendo una filosofia che è quella dell’ingegnere. Ricordiamoci che dopo la lite tra Villeneuve e Pironi, Ferrari disse a Gilles: “L’importante è che abbia vinto una Ferrari”.

Il problema è che nella Formula 1 di oggi per vincere il mondiale bisogna puntare su un pilota solo e concentrare tutti gli sforzi su di lui. La filosofia dei due piloti sullo stesso piano rischia di favorire gli avversari. A Silverstone non si doveva far aspettare così tanto Charles dietro a un Sainz visibilmente più lento e poi si dovevano dare a lui gomme fresche e tenere, lasciando Carlos in pista davanti a tutti. L’impressione è che in Ferrari abbiano pensato alla vittoria della gara e non al campionato. Così facendo la vittoria numero 241 della storia diventa una delle meno festeggiate di sempre (alla pari con quella di Mansell nel 1990 in Portogallo, quando giocò contro Prost in lotta per il titolo). Sulla facciata della gestione sportiva sventola la terza bandiera dell’anno. Ma vincere, qualche volta, può non bastare per essere completamente felici.

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umberto zapelloni

Nel 1984 entro a il Giornale di Montanelli dove dal 1988 mi occupo essenzalmente di motori. Nel gennaio 2001 sono passato al Corriere della Sera dove poi sono diventato responsabile dello Sport e dei motori. Dal marzo 2006 all'aprile 2018 sono stato vicedirettore de La Gazzetta dello Sport

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