I quotidiani italiani raccontano la botta della Ferrari senza infierire su Charles Leclerc al secondo errore stagionale. Solo su Corriere dello Sport si mettono in dubbio le qualità del monegasco.







Stefano Mancini, La Stampa: “Dopo l’affidabilità e gli errori di strategia, l’ultimo autogol della Ferrari lo mette a segno il pilota. Mancava l’incidente alla catena di eventi che allontanano la Ferrari dai vertici della classifica, malgrado abbia la monoposto più veloce. È questa superiorità non sfruttata il cruccio della Ferrari: vedere un titolo che si allontana dopo aver messo in pista una delle monoposto più competitive degli ultimi anni”.
Daniele Sparisci, Corriere della sera: “Zero autogol per Verstappen, sette vittorie contro tre, uno spirito sportivo da elogiare – «Come sta Charles?» ha chiesto ai suoi via radio dopo l’incidente -, e 63 punti di vantaggio a dieci gare dalla fine”.

Alessandra Retico, Repubblica: “Allora è umano. Il fiato corto che sbatte sul microfono, una, due, tre volte. Sembra ancora di sentirlo. E poi quell’urlo, «noooooooo», che risale dalla caverna in cui è sprofondato. Un Munch sonoro. Di fronte alla crudeltà della natura delle corse. Charles Leclerc contro il muro. Contro se stesso”.
Giorgio Terruzzi, Corriere della sera: “Ha sbagliato, certo, come capita quando stendi su ogni pista una stoffa pregiatissima senza ottenere adeguato riconoscimento. Miele e fiele da masticare a fasi alterne, come capita quando scegliamo di parteggiare per un eroe tragico, portatore di un fatale lato oscuro. Un ragazzo che si presenta in pista con casco ricoperto di immagini commoventi, dedicate al padre Hervé, scomparso; al mentore, Jules Bianchi, scomparso, con la speranza di un premio da dedicare a chi ha amato e perduto. Anche per questo possiamo misurare la sua collera, sforzandoci di lenire senza infierire”.
Giusto Ferronato, La Gazzetta dello sport: “Leclerc è diventato un grande pilota per il talento, il tanto lavoro e anche perché ha sempre fatto tanta autocritica, imparando dai propri errori, una qualità che i suoi scopritori e chi lo ha visto fare carriera hanno sempre apprezzato e riconosciuto. Accadrà anche questa volta, è sicuro, è stata solo un’altra tappa verso la definitiva maturazione”
Fabio Tavelli, il Foglio: “Una voragine davvero enorme. Leclerc ancora una volta ha parlato come dovrebbero fare statisti, leader di partito o d’industria. Si è preso la colpa. Chapeau. Bisognerebbe andare a scuola da questo ragazzo per come si parla dopo un proprio errore”.
Mauro Coppini, Corriere dello Sport-Stadio: “Quello che colpisce è l’atteggiamento del dopo corsa. Molto simile a quello di un bambino imbarazzato chiamato dai genitori a giustificarsi per una marachella… un campione incerto può essere un gran pilota ma non un grande leader”.
E’ un buon pilota. Fine.
I campioni sono diversi. Vedi Schumacher, Hamilton e un acerbo Verstappen che si sta dirigendo a festeggiare il secondo titolo consecutivo.
A Charles manca la “cattiveria”; non ci si può distrarre quando si hanno due secondi di vantaggio, stai percorrendo una curva senza nessuna pressione e sai di avere la macchina più veloce.
A Verstappen non è accaduto ed a Hamilton nemmeno eppure si sono trovati nelle medesime situazioni, sullo stesso circuito, nello stesso giorno.
Andare a sbattere in questo circuito dobe le vie di fuga non sono ampie, di più, è veramente catastrofico.
Ma a tirar su il morale c’è sempre il TP.
10 gare alla fine 63 punti di vantaggio. A Max basterebbe quasi arrivare sempre un posto dietro a Charles per assicurarsi il campionato. Gli basta terminare sempre la gara e controllare l’avversario senza nemmeno strafare.
Mah buon pilota mi par riduttivo.
Tendiamo troppo a dimenticarci gli errori di gioventù dei campionissimi. Un esempio Schumacher redarguito da Senna in Francia dopo doppio crash.
Ha una grossa responsabilità ed è giovane.
Non è perduto nulla ancora.