Rassegna stampa: non solo Ferrari, anche Alfa Sauber e Haas

Nella tristezza delle pagine sportive di oggi che celebrano la disfatta dell’Italia calcistica, c’è spazio per un po’ di Formula1. Non solo Ferrari, si parla anche delle sorelline (di motore) Haas e Alfa Romeo.

L’associazione umanitaria Reprieve ha chiesto alla Formula 1 di mettere fine ai suoi rapporti con lo sportswashing dell’Arabia Saudita, quando la famiglia di un adolescente condannato a morte ha scritto a Lewis Hamilton, supplicandolo di parlare del caso del figlio prima del GP di questo fine settimana. Ne dà notizia Giles Richards sul Guardian. 

Nei documenti inviati dalla cella della prigione di Abdullah al-Howaiti e visionati dal giornale inglese, sono citate torture e abusi. Un anno fa, durante il primo GP d’Arabia, Hamilton criticò la decisione della F1 di correre in quel Paese. «Se mi sento a mio agio qui? Non direi di sì. Ma non è una mia scelta, lo sport ha preso questa strada».

Abdullah Howaiti, così si chiama il ragazzo, è stato arrestato quando aveva 14 anni, accusato di una rapina a una gioielleria durante la quale è stato ucciso un poliziotto. La sua famiglia sostiene, mostrando le immagini delle telecamere a circuito chiuso, e portando dichiarazioni scritte di testimoni, che in quel momento il ragazzo non era nemmeno nei paraggi al negozio, ma in compagnia di amici. Nel suo diario dal carcere, riferisce il Guardian, il ragazzo scrive di aver firmato una confessione dopo una lunga tortura. 

«Hanno continuato a picchiarmi e ogni volta che alzavo il piede dal tavolo, mi picchiavano di nuovo, fino a farmi svenire. Mi hanno versato dell’acqua in faccia, hanno acceso l’aria condizionata sul freddo e mi hanno tenuto così per mezz’ora». 

La sua prima condanna a morte risale al 2019 quando aveva 17 anni. La corte suprema dell’Arabia Saudita ha annullato la sentenza l’anno scorso, ma questo mese l’ha replicata. 

Indipendentemente dai dubbi sulla sua colpevolezza o meno – scrive il Guardian – la sentenza è in contraddizione con le ripetute affermazioni pubbliche dell’Arabia Saudita, secondo cui nessuno nel paese può essere giustiziato per un crimine commesso da minorenni.

«Le nostre grida di giustizia non sono state ascoltate – hanno scritto al sette volte campione del mondo – forse se lei pronuncerà il suo nome, chi decide del suo destino ascolterà. Alzerà la voce per salvare Abdullah? Che si tratti di conversazioni private con le autorità o di dichiarazioni pubbliche, crediamo che lei possa fare la differenza».

Il Guardian ricorda che la scorsa settimana l’amministratore delegato di Liberty Media, Stefano Domenicali, si è detto allarmato per le 81 esecuzioni, ma ha insistito sulla possibilità che la F1 «accenda i riflettori» sulle violazioni dei diritti umani. Il direttore di Reprieve, Maya Foa, crede che non funzioni affatto così e che la presenza della F1 in Arabia Saudita dia legittimità al regime.

«Correndo in Arabia Saudita, la Formula 1 sta dicendo che giustiziare delle persone per aver preso parte a delle proteste in favore della democrazia, va bene. Sta dicendo alle autorità saudite che possono lavare le loro macchie di sangue di un’esecuzione di massa e presentarsi con una bandiera a scacchi in mano qualche giorno dopo, per consegnare un trofeo. La F1 ha dimostrato di essere capace di un’azione decisiva per proteggere i diritti umani quando ha cancellato il GP di Russia nel giro di poche ore. La sua incapacità di rispondere alla crisi delle esecuzioni in Arabia Saudita è un vergognoso doppio standard».  

Il Guardian scrive che le autorità saudite sono state contattate per un commento ma non hanno risposto. La F1 ha rilasciato una dichiarazione in cui ribadisce: «Prendiamo molto seriamente le nostre responsabilità in materia di diritti umani e stabiliamo degli standard etici elevati per le nostre controparti, sanciti da contratti». Il conte Mascetti saprebbe come chiamarla. 

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umberto zapelloni

Nel 1984 entro a il Giornale di Montanelli dove dal 1988 mi occupo essenzalmente di motori. Nel gennaio 2001 sono passato al Corriere della Sera dove poi sono diventato responsabile dello Sport e dei motori. Dal marzo 2006 all'aprile 2018 sono stato vicedirettore de La Gazzetta dello Sport

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