La rassegna di oggi viaggia su un doppio binario. Il gran premio di Russia con lo schieramento di partenza a sorpresa e la tragedia che ci ha portato via un altro ragazzo che correva in moto.
Ci aspetta un gran premio che non sarà banale. Schieramento di partenza rivoluzionato e quei due che scattano dal fondo a rendere il tutto ancora più interessante… ci sono lodi per Norris, Sainz e giustamente anche per il box Ferrari.
Quello che in genere accade sulla pista di Sochi è presto detto. I sorpassi sono rari. Sei volte su sei ha vinto la Mercedes. Ma solo due volte il vincitore era quello in pole position e per tre volte invece quello che gli stava affianco. L’unico che sia riuscito a mettersi tutti alle spalle iniziando il GP da più lontano è stato Bottas, partito dalla seconda fila. Se nessuno stravolge la storia, il primo posto sarà un affare tra Norris alla prima pole in carriera e Sainz bruciato nel finale. Passare in testa alla prima curva sarà la bozza di ogni buona strategia.
“McLaren, Ferrari, Williams nei primi tre posti – dice Daniele Sparisci sul Corriere della sera – sembra una vecchia fotografia. Non succedeva dal 2004 di trovare le scuderie più nobili della F1 così avanti, tutte insieme. Aria nuova in Russia dopo la tempesta di pioggia che ha cancellato le ultime prove del sabato mattina e fatto temere un’altra Spa, stavolta però a rischio erano le qualifiche. Rientrato l’allarme, chi ha osato di più è stato premiato”.
Luigi Perna sulla Gazzetta dello sport considera che “il muretto di Maranello è stato criticato molte volte in passato (ricordate gli anatemi di Arrivabene?) e anche quest’ anno. Ma ieri gli uomini di Mattia Binotto si sono presi una bella rivincita. La loro prontezza nel richiamare ai box Sainz è stata premiata e solo un ultimo guizzo del solito, incredibile Norris ha privato lo spagnolo di una pole position che sarebbe stata un vero colpaccio, considerando le aspettative della vigilia. Alla Ferrari servono questo carattere, questa attenzione e determinazione, per tornare in alto. Tutti possono sbagliare, ma conta l’atteggiamento”.
Verstappen deve partire dall’ultima casella per aver cambiato il motore, Leclerc dalla penultina, Hamilton ha una chance enorme. “Partirà quarto – racconta Stefano Mancini per la Stampa – un miracolo dopo una quantità di errori che di solito commette in un’intera stagione: strategia sbagliata (ha insistito con le gomme intermedie quando gli altri piloti montavano le slick), incidente in corsia box (clamoroso: ha toccato il muretto e rotto l’ala anteriore) e testacoda in pista con colpetto alle barriere di protezione. L’assenza di Verstappen, costretto a partire da fondo griglia per aver montato il quarto motore del 2021, gli ha tolto la pressione e lo ha distratto”.
La morte in pista a 15 anni
Morire in pista a 15 anni inseguendo un sogno. Nelle moto sta purtroppo diventando qualcosa di troppo frequente. Il cugino di Vinales è il terzo in pochi mesi. Su Repubblica le parole di Paolo Simoncelli: non cercate per forza un colpevole. Se lo dice lui che ha perso un figlio e fa correre tanti ragazzi dobbiamo credergli.
Jason Dupasquier anni 19. Hugo Millan anni 14. Adesso Dean Berta Viñales, anni 15, il cuginetto di Maverick. È il terzo pilota bambino che muore. Con la stessa dinamica che fu fatale a Marco Simoncelli. “Un contatto in curva, nel mezzo di un sorpasso. Il pilota che cade sull’asfalto. Succede sempre così – racconta Massimo Calandri per Repubblica – da qualche anno: non è più come un tempo, ora le vie di fuga sono ampie e le barriere lontane, protette. Non è il circuito ad essere pericoloso. No, il rischio sono gli altri. Quelli che corrono con te, e come minimo vanno a duecento all’ora. Ti sfiorano di millimetri, è tutto così maledettamente veloce e rumoroso: dài gas, ti urlano al box. Gli altri non fanno neppure in tempo a vederti, è una frazione di secondo. Un battito di ciglia. Clic”.
Paolo Lorenzi sul Corriere della sera dice che ai “caschi e tute sempre più resistenti, da poco si è aggiunto l’airbag, obbligatorio per tutte le classi del Motomondiale. A volte si parla di potenze e velocità eccessive nelle MotoGp (oltre i 350 km/h su alcuni circuiti) ma gli ultimi drammi hanno riguardato le categorie giovanili, dove le prestazioni contano meno. Ma dove la fatalità, e anche la minore esperienza, possono rivestire un ruolo ben più determinante. A finire sotto accusa spesso è il numero eccessivo di concorrenti, nella gara di ieri a Jerez erano in 42. L’inquietudine monta anche fra i campioni”.
Matteo Aglio su la Stampa ricorda che “Dean era alla sua stagione di debutto e qualche settima fa aveva sfiorato il podio in Francia e nelle battute finali stava lottando in mezzo al gruppo. Alla prima curva un incidente ha coinvolto diversi piloti, Viñales è andato a terra e chi lo seguiva non è riuscito a evitarlo. La velocità era nel suo Dna, suo cugino è Maverick, pilota dell’Aprilia in MotoGp, mentre lo zio Angel gestisce la squadra per cui correva. Anche Dean, 15 anni e tanti sogni, voleva fare della propria passione la sua vita e ci stava riuscendo. Il destino ha deciso diversamente. Dean, Jason e Hugo sono morti in nome della loro passione, smettere di piangere per il motociclismo è impossibile, cercare di farlo meno un dovere”.
Nella commozione diffusa manifestata stamattina dalla stampa spagnola, spicca un passaggio di Nadia Tronchoni su El País, un passaggio sulla sconvolgente ineluttabilità delle cose. “In una famiglia di piloti la cosa rara è giocare a calcio o a basket. Se il tuo cognome è Viñales e tuo nonno, tuo zio e tuo cugino sono piloti, sembra che tu non abbia altra scelta che essere un pilota”.












