
Il 25 aprile 2001 Michele Alboreto chiuse gli occhi per sempre mentre stava preparando una nuova sfida sul circuito di Lausitzring, nelle vicinanze di Dreda dove stava lavorando su una Audi R8, per Le Mans e le grandi gare di durata americane.
Di quel 25 aprile ricordo le lacrime di un collega, un grande amico di Michele. Lavoravo al Corriere della Sera e Giancarlo Falletti ricevè la telefonata che nessuno avrebbe voluto ricevere. Mi commossi perchè Michele era stato il primo pilota Ferrari con cui avevo avuto un rapporto, fatto delle interviste. A cui avevo voluto bene anche se ogni tanto in pista a noi della stampa ci mandava a stendere.
Michele Alboreto era un gentiluomo del paddock, l’ultimo italiano ad esser riuscito a entrare nel cuore di Enzo Ferrari. Lo aveva conquistato con la sua velocità, la sua passione, la sua educazione. Michele e sua moglie Nadia, la ragazza che aveva conosciuto sui banchi di scuola e non aveva più lasciato, erano entrati davvero nelle grazie del Drake che per anni aveva rinunciato ad ingaggiare piloti italiani.
Michele si era messo in luce con la Tyrrell con cui aveva vinto le sue prime due gare in Formula 1 (a Las Vegas nel 1982 e a Detroit l’anno seguente). Ferrari non poté fare a meno di notarlo e, una volta conosciutolo bene, di apprezzarlo. Michele era bravo a farsi volere bene, sapeva come porsi, sapeva restare se stesso anche se era uno dei migliori piloti del mondo in un’epoca dove in pista c’era gente come Lauda, Prost, Senna, Mansell, Piquet oltre ai nostri De Angelis e De Cesaris, anche loro volati via troppo presto.
La statistica racconta che ha corso 194 Gp in Formula 1 conquistando 2 pole e 5 vittorie. Enzo Ferrari di lui scriveva: “Sono note le mie simpatie per Michele Alboreto. E’ un giovane che guida tanto bene, con pochi errori. E’ veloce, di bello stile: doti che mi rammentano von Trips, al quale Alboreto somiglia anche nel tratto educato e serio. Ho sostenuto che è tra i sei migliori della Formula 1…”. E se lo pensava Ferrari…
Con la Ferrari avrebbe potuto conquistare il Mondiale nel 1985, ma ad un certo punto l’affidabilità venne a meno e lui non riuscì a tenere il passo di Prost. Se solo quell’anno la gara del Belgio si fosse corsa come da calendario a maggio, prima dell’estate, quando la Ferrari era ancora vincente, beh qualcosa sarebbe comunque cambiato… Invece l’asfalto si scioglieva e il Gp del Belgio fu rinviato…
E poi a Monza, nel primo Gp d’Italia corso dopo la morte di Enzo Ferrari… Doppietta Rossa dopo l’errore fatale di Senna, ma Berger davanti a Michele…https://topspeedblog.it/ferrari-a-monza-e-ora-di-fare-doppietta/
Oggi la sua saggezza sarebbe utile. In un team, in un ruolo in Federazione o in Fia, anche semplicemente come commentatore come faceva un tempo sulle pagine del Corriere della Sera.
[…] ve l’ho già raccontato tante volte (Ricordando #Alboreto, l’ultimo figlio di Enzo #Ferrari) ma oggi che si sta avvicinando il giorno del 20° anniversario della sua scomparsa, parlando con […]
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