Ricordando #Lauda. #CiaoNiki nel giorno del 71° compleanno

Ricordando Niki. Remembering Niki in quello che sarebbe stato il giorno del suo 71° compleanno. Il giorno dopo la fine dei test di Barcellona è bello dedicare un po’ di tempo alla memoria, al ricordo di un uomo che alla Formula 1 ha dato tutto sè stesso. Ha ricevuto molto, moltissimo in cambio. Ma se la sua vita è stata così breve qualche colpa quell’incidente del primo agosto 1976 ce l’ha…

Tratto da il mio ultimo libro La Formula 1 in 50 ritratti pubblicato da Centauria, con illustrazioni di Roberto Rinaldi. Ecco il mio racconto dedicato a Lauda:

E’ un uomo che è vissuto due volte. Andreas Nikolaus Lauda è morto e risorto in 40 giorni tra il Nürburgring e Monza nel 1976 vincendo prima, dopo e soprattutto durante quella resurrezione. Il rogo di quel primo agosto lo ha lasciato con dei danni invisibili ancora più gravi di quelli esteriori che non ha mai nascosto con la chirurgia plastica, ma al massimo con un cappellino sponsorizzato. Danni che poi gli hanno crudelmente accorciato una vita bellissima. Niki è stato una delle grandi scoperte di Ferrari, ma pur dovendogli tanto, se non tutto, se c’era da dirgli che la macchina “era una merda” glielo diceva in faccia. Non si nascondeva dietro alla diplomazia anche se era stato educato in una ricchissima famiglia di Vienna: ruppe tutti i rapporti  con il nonno che gli aveva detto “Un Lauda deve apparire sulle pagine economiche dei giornali, non su quelle sportive”,  negandogli ogni finanziamento per le corse. Sincero, schietto anche a costo di passare per antipatico, ma soprattutto mai banale. Niki è stato un pilota pensante oltre che velocissimo, ragionatore e straordinario nella messa a punto delle vetture che sentiva con “il sedere” come amava raccontare. Ha vinto tre mondiali, due prima e uno dopo il ritiro all’inizio degli anni Ottanta, ma senza il rogo del Nürburgring avrebbero potuto essere molti di più. Al Fuji, nel duello finale con Hunt, ha avuto il coraggio di avere paura: sotto l’acqua ha salutato tutti  si è ritirato senza nascondersi dietro una scusa. Un gigante. Avrebbe vinto anche in quel 1976 diventato poi film hollywoodiano, non avrebbe litigato con Ferrari l’anno seguente e sarebbe stato probabilmente al volante della monoposto con cui è poi diventato campione Scheckter nel 1979. Ma la storia, anche quella veloce della Formula 1, non si scrive con i se e con i ma. Soprattutto quella di Niki che ha vissuto due volte, ma forse anche di più se consideriamo le sue attività extra, la linea aerea, la consulenza con la prima Ferrari di Montezemolo, la presidenza onoraria della Mercedes. Non ha avuto una lunga vita. Ma ha sempre saputo come riempirla.

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umberto zapelloni

Nel 1984 entro a il Giornale di Montanelli dove dal 1988 mi occupo essenzalmente di motori. Nel gennaio 2001 sono passato al Corriere della Sera dove poi sono diventato responsabile dello Sport e dei motori. Dal marzo 2006 all'aprile 2018 sono stato vicedirettore de La Gazzetta dello Sport

1 commento

  1. sulle Mercedes c’è una stella dedicata a Niki. Forse sarebbe stato troppo fare altrettanto sulle rosse perchè, alla fine, era uomo Mercedes, ma un tributo, in qualche modo, avrebbero anche potuto farglielo; ricordo che nella bara è stato vestito con la tuta rossa che indossava quando correva. In fondo in fondo, un pò del suo cuore ha battuto fino alla fine anche per il cavallino. A parte i tifosi ferrari, sembra che il team non abbia tempo per ricordarsi dei suoi campioni che hanno avuto l’avventura di girargli le spalle. Chissà se accadrà lo stesso anche con Schumaker…

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