Alonso: oggi sono molte più cose di 20 anni fa

Fernando Alonso si prende tutta la prima pagina dell’Equipe prima di ottenere il miglior tempo delle Fp2 australiane. Lui che ha tradito l’Alpine peer andare all’Aston Martin..

Ecco un estratto

 Quanti anni ha?

«(Sorride.) 41 anni. Perché?». 

Perché sembra più giovane…

«Nella mia testa, è vero, mi sembra di avere 30 anni».

 Si sente vicino al pilota che segnò la sua prima pole position vent’anni fa?

«Non la penso così. Sono cresciuto molto dal 2003. So molte più cose di allora. La Formula 1 è in continua evoluzione. Bisogna sempre sapersi adattare alle nuove normative, alle nuove gomme, ai nuovi motori. La F1 è un processo di apprendimento permanente. Oggi sono molto più attrezzato che nel 2003».

 E cosa direbbe a quel giovane pilota, se avesse la possibilità di consigliarlo, la sera della prima pole in Malesia?

«(Riflette, i suoi occhi brillano.) Che l’avventura che si presenta sarà favolosa. Quel giorno avevo appena firmato la mia prima pole e non immaginavo di rimanere in F1 per più di quattro o cinque anni. Per quanto riguarda la vittoria di un titolo, mi sembrava del tutto impossibile, a causa del dominio impressionante di Michael Schumacher. Alla fine ho vinto due campionati, 32 Gran Premi, ma è stato tanto tempo fa. Tutto cambia velocemente. Vorrei avvertire quel giovane pilota che il futuro non è mai quello che ti aspetti e devi goderti ogni momento».

 Sono stati questi due anni lontano dalla F1 a renderla così saggio?

«Sono stati molto importanti per me. Mi hanno dato una rinfrescata alla testa. Nel 2018, quando ho lasciato la F1, ero esausto…». 

Perché non vinceva più?

«Sì, naturalmente. Mi è sempre piaciuto guidare, ma farlo senza vincere è stata dura. E poi, ci sono tutti i viaggi, i fusi orari, tante cose che mi sembravano prive di interesse. Mi sono ritrovato davanti alla mia TV a guardare le gare. Avevo dimenticato l’importanza di certe cose (tace, visibilmente commosso)». 

 Tipo cosa ?

«Che entriamo in una routine. Pensiamo alla macchina, alla prestazione. Invece da casa ho visto la parata dei piloti, la griglia prima della partenza. Prima di questa sosta, mi annoiava. Ora lo assaporo. Da quando sono tornato, vedo la Formula 1 in modo diverso».

 E’ d’accordo con Hamilton, che afferma di non aver mai visto un’auto così dominante come la RB19?

«Non sono assolutamente d’accordo. La scorsa settimana ho chiuso a venti secondi da Pérez e Verstappen. Lui e Rosberg davano un minuto di distacco a tutti nel 2014 e nel 2015. E per di più, dopo aver fatto due o tre giri veloci, proteggevano il motore e abbassavano le prestazioni. Ha la memoria corta, Lewis sta invecchiando (sorride). Per vincere dei titoli, hai bisogno di macchine dominanti. Come le aveva Lewis».

  Potrebbe trovarlo come compagno di squadra?

«Perché no? Ma non sono sicuro che accadrà. Non voglio cambiare squadra. Credo di essere nel posto giusto oggi».

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umberto zapelloni

Nel 1984 entro a il Giornale di Montanelli dove dal 1988 mi occupo essenzalmente di motori. Nel gennaio 2001 sono passato al Corriere della Sera dove poi sono diventato responsabile dello Sport e dei motori. Dal marzo 2006 all'aprile 2018 sono stato vicedirettore de La Gazzetta dello Sport

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