#BahrainGp istruzioni per l’uso

Vettel un anno fa festeggiava così la vittoria in Bahrain

La Formula 1 vien di notte. Ma almeno lo fa su una pista vera dove l’unico problema potrebbe essere la sabbia portata dal vento del deserto. Appuntamento alle 17.10 italiane di domenica (diretta solo Sky) con una gara che ci racconterà molto del futuro che ci aspetta. Sogno Ferrari o monologo Mercedes? Domenica sera avremo le idee più chiare. Adesso qualche istruzione per l’uso del Gp grazie a Brembo e Pirelli.

In Bahrain i piloti usano i freni per poco meno di 15 secondi e mezzo al giro, cioè per il 18 per cento della gara.​​

La media sul giro delle decelerazioni massime è di 4,1 g nonostante la frenata alla curva 6 sia di soli 2,3 g. Ma nelle altre 7 frenate il valore non scende mai sotto i 3,5 g.

Dalla partenza alla bandiera a scacchi l’energia dissipata da ciascuna monoposto supera i 228 kWh, valore quasi simile a quello di Austin.

Dal via all’arrivo​ ciascun pilota ricorre ai freni oltre 450 volte, esercitando un carico totale sul pedale vicino a 60 tonnellate. In altre parole, ciascun pilota esercita un carico di oltre 650 kg al minuto.​

Le frenate più impegnative

Delle 8 frenate del Bahrain International Circuit 3 sono classificate come impegnative per i freni 4 sono di media difficoltà e una è poco impegnativa.​

La staccata più impegnativa è quella alla curva 1: le monoposto vi arrivano a 331 km/h e frenano per 2,4 secondi in 118 metri per scendere a 83 km/h. I piloti esercitano un carico di 212 kg sul pedale e devono sopportare 5,5 g di decelerazione​.

Più bassi ma sempre elevati sono la decelerazione (4,9 g), e la velocità di punta prima di frenare (309 km/h) alla curva 14: ne conseguono anche minori tempi e spazi di frenata, cioè 1,81 secondi e 101 metri.​

Notevole anche la frenata alla curva 4: in 106 metri, le monoposto perdono 167 km/h, da 299 km/h a 132 km/h con una decelerazione di 4,4 g e un carico sul pedale del freno di 140 kg.​

Ammontano a 156 kg il carico sul pedale e a 2,62 secondi il tempo di frenata alla curva 8 in cui però la decelerazione è di “appena” 3,7 g.

L’asfalto è il più abrasivo della stagione, con il fondo che è stato realizzato con granito proveniente dalla Gran Bretagna: per questo motivo sono state nominate le tre mescole più dure.

La temperatura asfalto può abbassarsi molto durante la gara e influenzare così la strategia, allungando gli stint.

Nel 2018, Sebastian Vettel ha vinto con un solo pit stop, mentre la maggior parte dei piloti ha fatto due soste. La gara è stata dominata dalla tattica, con stint lunghi per molti piloti.

Questo circuito enfatizza accelerazione, frenata e trazione, non le curve veloci: è fondamentale gestire al meglio i pneumatici posteriori.

La seconda sessione di prove libere, che si svolge nel tardo pomeriggio, è l’unica rappresentativa delle reali condizioni di qualifica e gara, quindi i team concentreranno la maggior parte delle simulazioni in quei 90 minuti.

La parola a Mario Isola: “In passato la gara in Bahrain è stata molto combattuta dal punto di vista della strategia, come ad esempio nel 2018: speriamo che anche quest’anno sia così. Le mescole hard C1 e medium C2 nominate per questa gara sono leggermente più morbide rispetto a hard e medium del 2018, dovrebbero quindi adattarsi meglio alle caratteristiche di questo tracciato. Nonostante la gestione dei pneumatici posteriori sia un elemento chiave in Bahrain, solo pochi team hanno scelto più set di hard. Come sempre, la vera sfida sarà gestire la trazione, su un circuito variabile con temperature in calo e l’asfalto più abrasivo di tutta la stagione”.

Share Button
umberto zapelloni

Nel 1984 entro a il Giornale di Montanelli dove dal 1988 mi occupo essenzalmente di motori. Nel gennaio 2001 sono passato al Corriere della Sera dove poi sono diventato responsabile dello Sport e dei motori. Dal marzo 2006 all'aprile 2018 sono stato vicedirettore de La Gazzetta dello Sport

Rispondi

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.