Baku, istruzioni per l’uso di una pista mezza Monza e mezza Monte Carlo

Dall’Azerbaijan al Canada nel giro di una settimana. Per la Formula 1 comincia un altro tour de force da un continente all’altro che metterà a dura prova le squadre più che i piloti. Trasferte che sono dei veri salassi per le finanze dei team. Una volta almeno si andava in America per fare due-tre gare da quelle parti. Questo continuo vai e vieni è pesantissimo.

  • Da Monaco all’Azerbaigian, da un tracciato cittadino all’altro, ma le caratteristiche delle due piste e anche le tradizioni sono differenti. È la quinta edizione del GP Azerbaigian ma la sesta gara a Baku perché nel 2016 si corse il GP Europa. 
  • Il tracciato azero rientra nella categoria dei circuiti altamente impegnativi per i freni: in una scala da 1 a 5 si è meritato un indice di difficoltà di 4, identico alla pista di Montreal, dove si correrà fra una settimana. Il layout prevede 4 curve iniziali a 90 gradi in cui i freni sono soggetti a grandi sollecitazioni e le successive dal disegno variabile, dove l’impegno richiesto ai freni cambia di continuo.
  • Complice una lunghezza di 6 km e 10 frenate, i freni sono in funzione per 20 secondi e mezzo al giro: sembrano tanti ma è solo il 20 per cento dell’intera gara, a fronte del 21 per cento del GP Monaco e del 22 per cento del GP Singapore. Dalla partenza alla bandiera a scacchi ciascun pilota esercita un carico totale sul pedale del freno di 60 tonnellate. 
  • In 8 delle 10 frenate infatti il carico supera il quintale e in 3 punti è superiore a 130 kg. Tre sono anche le curve in cui gli spazi di frenata sono in triplice cifra, ma nessuna di queste è compresa tra la curva 4 e la curva 14, complici velocità inferiori a 300 km/h raggiunte in questa parte del tracciato azero.
  • Delle 10 frenate del Baku City Circuit 4 sono considerate altamente impegnative per i freni, 5 sono di media difficoltà e soltanto una è light. 
  • La più dura per l’impianto frenante è quella alla prima curva: le monoposto vi arrivano a 344 km/h e in 2 secondi e mezzo scendono a 109 km/h. Per riuscirci i piloti esercitano un carico di 136 kg sul pedale del freno e subiscono una decelerazione di 4,4 g, percorrendo nel frattempo 137 metri.
  • Per le caratteristiche del circuito cittadino di Baku, che unisce la complessità di Monaco alla velocità di Monza, Pirelli ha selezionato le tre mescole più morbide della gamma: C3 come P Zero White hard, C4 come P Zero Yellow medium e C5 come P Zero Red soft. La nomination è la stessa fatta per il Gran Premio di Azerbaijan 2021, ma la struttura e le mescole dei pneumatici di quest’anno sono completamente nuove.
  • Baku è un circuito cittadino dalla personalità unica, che comprende sia rettilinei veloci, sia sezioni estremamente strette e tecniche, soprattutto attorno alla zona della famosa curva 9 nel centro storico. Di conseguenza, rispetto a Monaco, dove i team optano per un setup ad alto carico aerodinamico, a Baku si tende a prediligere un carico medio-basso, per bilanciare da una parte l’esigenza di grip sulle curve più strette, dall’altra la necessità di raggiungere velocità elevate sui rettilinei per tentare il sorpasso. Nel 2016, su questo tracciato, Valtteri Bottas – che correva per la Williams e, naturalmente, con pneumatici Pirelli – ha superato i 378 km/h, ottenendo così un record non ufficiale rimasto tuttora imbattuto.
  • Le temperature potrebbero essere alte, con picchi di oltre 50 gradi per l’asfalto, ma i valori possono variare parecchio lungo il giro a causa degli edifici che circondano il tracciato e disegnano zone alternate di luce e ombra.
  • L’anno scorso ha vinto la strategia a una sosta, anche se la gara è stata interrotta da una bandiera rossa nelle fasi finali. La maggior parte dei team ha optato per una strategia soft-hard, in cui la soft è stata montata anche per gli ultimi tre giri di gara. Quest’anno le strategie potrebbero essere diverse, perché la regola che prevedeva di montare per la partenza lo stesso pneumatico con cui si è ottenuto l’accesso a Q3 è stata eliminata.

Mario Isola: “La trazione sarà il fattore chiave”

“Prima del debutto di Gedda, Baku era il circuito cittadino più veloce del calendario. Tuttavia, per i pneumatici non risulta troppo impegnativo, perché non ci sono curve che esercitano carichi enormi sulle gomme. I livelli di abrasione sono bassi e le forze laterali contenute, perciò avere la stessa nomination di Monaco è una scelta coerente. Va comunque detto che le velocità elevate che si raggiungono su questo tracciato mettono i pneumatici alla prova. Il fattore chiave qui è la trazione: la sfida principale per i team sarà trovare il giusto equilibrio tra asse anteriore e posteriore, perché se è necessario mettere in temperatura le anteriori per generare grip, sapendo che i lunghi rettilinei raffredderanno i pneumatici, il calore non dovrà essere eccessivo al posteriore, altrimenti nelle zone di trazione si rischierà il surriscaldamento. Inoltre, la temperatura incostante dell’asfalto contribuisce a rendere Baku un circuito con caratteristiche peculiari e svariate sfide tecniche, che però sono le stesse per tutti”.

Consigli per videogiocatori

Per effettuare perfettamente la prima frenata dopo il traguardo, nel videogioco Formula 1 è indispensabile non farsi prendere dall’ansia perché il rettilineo che lo precede è lunghissimo. È consigliabile stare il più a destra possibile, mettendo tre quarti della monoposto oltre la linea bianca che delimita la pista. Alla comparsa del cartello dei 100 metri si frena, scalando fino alla terza marcia. Poi ci si avvicina al cordolo interno, evitando di toccarlo e si allarga la traiettoria, andando a mettere le ruote di destra sul cordolo in uscita

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umberto zapelloni

Nel 1984 entro a il Giornale di Montanelli dove dal 1988 mi occupo essenzalmente di motori. Nel gennaio 2001 sono passato al Corriere della Sera dove poi sono diventato responsabile dello Sport e dei motori. Dal marzo 2006 all'aprile 2018 sono stato vicedirettore de La Gazzetta dello Sport

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