E’ il giorno per ricordare Vittorio #Brambilla, il mago della pioggia

Vittorio Brambilla oggi compirebbe 82 anni. E’ il giorno o giusto per leggere il libro che gli hanno dedicato Enzo Mauri e Walter Consonni, due grandi amici di Vittorio che gli hanno dedicato “Vittorio Brambilla, il mago della pioggia” edito da Giorgio Nada (che aveva già pubblicato un volume sul fratello Tino).

Mago della pioggia lo è diventato il 17 agosto del 1975 quando ha vinto il suo primo e ultimo Gran premio di Formula 1 a Zeltweg in Austria, una corsa bagnatissima, una corsa tragica perchè in mattinata durante il warm up era morto in un incidente Mark Donohue, un pilota americano di discreto talento.

Vittorio tagliò il trguardo a braccia alzate, come un ciclista. Peccato che sotto quell’acqua e sopra quell’acqua la sua March arancione divenne una saponetta finendo in testa coda. Muso piegato contro il guard rail. Un trofeo da esporre a Monza in officina.

Il Vittorio arrivava da Monza e il libro racconta benissimo tutto quello che è stata Monza negli anni Sessanta e Settanta. Vittorio ha corso 74 gare tra il 1974 e il 1978 guidando March, Surtees, Alfa Romeo non proprio le auto ideale per un viaggio pieno di gloria. Se ne è andato il 26 maggio 2001, mentre suo fratello ha appena festeggiato gli 85 anni.

Ma Vittorio è stato molto altro oltre alla Formula 1. Ha cominciato giocando a hockey a rotelle, uno sport molto praticato in Brianza, ma poi bazzicando in officina e vedendo le imprese di suo fratello Tino più più vecchio di tre anni, si è tuffato sui kart (è stato campione del Mondo vincendo il titolo 200cc sulla pista Rossa dell’Idriscalo nel 1961) , ha corso in moto, ha guidato monoposto di ogni tipo (è stato campione italiano F.3 nel 1972), sorprendendo tutti al volante di F.2 vecchie e preparate in casa, riuscendo a mettere sotto chiunque guidando a ruote scoperte e coperte nel Turismo, con i Prototipi.

Giorgio Terruzzi, uno che li ha conosciuti bene frequentando Monza e i loro luoghi da ragazzo, li ha raccontati così: ” Le loro gesta, dilatate dalle chiacchiere, dalla fantasia rimbalzavano tra le stanze e i bar, coinvolgendo intere generazioni di giovani, presi tutti ad inseguire ed imitare dentro una frenesia da velocità, mischiata ad una vena goliardica formidabile. Il bar, il ritrovo fisso, si trovava nei pressi del vecchio stadio di calcio. Era chiamato “Il Bar degli Stupidi” ed era sede di pensate clamorose. Sfide di ogni tipo, organizzate sulle onde dell’ispirazione. I racconti di queste sfide alimentavano un passaparola costante. Noi, ancora relegati alla bicicletta, mettevamo la cartolina tra i raggi per imitare il suono del motore e, poco dopo, andavamo a correre con i Velosolex al parco, cercando di imitare in qualche modo quei due campioni amici”.

Di queste sfide, delle loro imprese sportive, sono stracolmi i due volumi che Giorgio Nada ha dedicato ai due fratelli. Anche lui li ha conosciuti bene: “Una volta tornavamo a Milano in macchina io, Vittorio, Merzario e l’Alquati. Vittorio dal Mugello a Monza non toccò il freno una volta. Non sono più salito in auto con lui….”.

Vittorio è stato probabilmente uno degli ultimi romantici. Correva con qualsiasi cosa gli capitasse tra le mani e amava la sfida, qualsiasi tipo di sfida. A Monza, la sua pista, è stato vittima di un incidente pazzesco prendendosi una ruota in testa in quella maledetta domenica del 1978 che si portò poi via Ronnie Peterson. Trauma cranico. Un lungo stop. Ma poi ancora al volante. Formula 1 e tanto altro. Perchè fermarsi per lui era impossibile.

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umberto zapelloni

Nel 1984 entro a il Giornale di Montanelli dove dal 1988 mi occupo essenzalmente di motori. Nel gennaio 2001 sono passato al Corriere della Sera dove poi sono diventato responsabile dello Sport e dei motori. Dal marzo 2006 all'aprile 2018 sono stato vicedirettore de La Gazzetta dello Sport

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