#Ferrari a Budapest per soffrire: “Importante per capire dove siamo”

Budapest non è esattamente la pista ideale per la Ferrari di quest’anno, ma il caldo potrebbe dare una mano agli uomini in rosso (e alla RedBull…). Per la Ferrari è importante ritrovare l’affidabilità

Mattia Binotto “Budapest è una pista tradizionalmente critica relativamente al raffreddamento e che richiede una configurazione di massimo carico aerodinamico. Per tipologia di curve inoltre, le gomme sono fortemente sollecitate, anche sul singolo giro di qualifica. 
Questa gara è un’importante tappa per avere ulteriore conferma che la nostra vettura sia migliorata su varie tipologie di tracciato. Potremo contare sugli elementi introdotti di recente ai quali si aggiungerà qualche modifica aerodinamica. 
Ci stiamo ovviamente concentrando sul risolvere i recenti problemi di affidabilità con l’obiettivo di evitare che si ripetano.

“Se c’è una pista che mette alla prova il pilota nella Formula 1 moderna, questa è l’Hungaroring – aggiunge Vettel – Su questo tracciato dal ritmo incalzante non ci sono rettilinei lunghi quindi ci si trova sostanzialmente sempre a dover lavorare con il volante. Il clima poi, dato il periodo in cui si viene a gareggiare qui, è spesso torrido, il che di certo non aiuta.
Se l’asfalto è asciutto è sempre molto impolverato e non è detto che migliori nel corso del weekend perché vento e uscite di pista riportano dentro la sabbia che le vetture girando naturalmente tendono a eliminare. Proprio per questo l’aderenza fuori dalla traiettoria ideale è minima e ogni errore rischia di essere pagato caro in termini di tempo.
Le curve più significative sono la 1 e la 14. Alla prima staccata, prendendoti qualche rischio, è possibile tentare un sorpasso, anche se il rettilineo da cui si arriva non è certo lungo. Anche alla curva 14 non è affatto semplice completare la manovra con successo”.

“La pista dell’Hungaroring è di sicuro una delle più tecniche presenti nel calendario – conferma Leclerc – Per certi aspetti mi ricorda un tracciato di kart: una curva è seguita da un’altra quasi senza interruzione e al pilota spesso non rimane nemmeno il tempo di pensare. Su questa pista si può dire che non esistano parti nelle quali ci si può rilassare, tanto è frenetica.
A me personalmente piace, perché essere competitivi qui non è mai facile. In qualifica, in particolare, avere un giro perfetto è sempre molto complesso perché bisogna spingere, ma ricordarsi anche di prendersi cura delle gomme così da poterle sfruttare anche nella parte finale”.

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umberto zapelloni

Nel 1984 entro a il Giornale di Montanelli dove dal 1988 mi occupo essenzalmente di motori. Nel gennaio 2001 sono passato al Corriere della Sera dove poi sono diventato responsabile dello Sport e dei motori. Dal marzo 2006 all'aprile 2018 sono stato vicedirettore de La Gazzetta dello Sport

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