I 50 anni di Jacques, il Villeneuve campione del mondo. Un tipo davvero tosto

Il 9 aprile Jacques Villeneuve compie 50 anni. Auguri. Se oggi scrivo di Formula1 molte delle colpe sono di suo papà Gilles che me ne ha fatto innamorare totalmente dopo che Niki Lauda aveva cominciato ad attirare la mia attenzione.

Ero in pista a Jerez quando il 26 ottobre 1997, Jacques vinse il mondiale che papà aveva solo sognato. Le parrucche bionde invasero il paddock e il box della Williams. Si chiuse un cerchio (e scoprimmo poi si chiuse anche l’era della Williams). Jacques ompletò l’opera iniziata da papà anche se oggi continua a ripetere di averlo fatto solo perché amava le corse. Lo leggete nella bella intervista di Daniele Sparisci pubblicata dal Corriere.

Jacques ha superato i traguardi di papà. Ha vinto più gare, ha vinto il titolo, ma non ne ha mai avvicinato il mito. Dicevi Gilles e la folla impazziva. La febbre Villeneuve è nata con lui. In Italia, in Canada e non solo. Merito di quel modo di correre che oggi i commissari sanzionerebbero una gara sì e l’altra forse.

Jacques correva in un altro modo. Più che un Villeneuve è spesso stato un Prost. Ma se c’era da attaccare non si tirava indietro. Anche a parole sapeva essere provocatorio, arguto, intelligente. Un campione, ma diverso da papà. Tutto lì. Come Damon è stato diverso da Graham (Hill). Come Michael diverso da Mario (Andretti). Come Mick sarà diverso da Michael (Schumacher). Come Max è fortunatamente diverso da Jos (Verstappen)

Jacques è stato un signor pilota ed è uno dei migliori commentatori di oggi perché dice le cose senza badare al politicamente corretto. Mi spiace che non faccia più parte della squadra di Sky. Nell’anno del suo mondiale ha recitato la parte dell’anti ferrarista, dell’anti Schumacheriano. Lo ha fatto con bravura e furbizia. Lo ha fatto perché per vincere in Formula 1 non puoi avere pietà dei tuoi avversari, anche se quella è stata la storia di tuoi padre, anche se da bambino giocavi con le automobiline sotto le piante di Fiorano. Ha meritato quel mondiale che ha messo in bacheca accanto alla 500 di Indy. Roba vera.

Peccato solo che poi abbia sbagliato le scelte infilandosi in un’avventura sbagliata inseguendo un ingaggio più alto alla Bar. Avrebbe potuto vincere di più anche se da lì a tre anni sarebbe cominciata l’era Schumacher.

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umberto zapelloni

Nel 1984 entro a il Giornale di Montanelli dove dal 1988 mi occupo essenzalmente di motori. Nel gennaio 2001 sono passato al Corriere della Sera dove poi sono diventato responsabile dello Sport e dei motori. Dal marzo 2006 all'aprile 2018 sono stato vicedirettore de La Gazzetta dello Sport

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