La grande storia d’amore tra l’avvocato Agnelli e la Ferrari

Gianni Agnelli se ne è andato il 24 gennaio 2003. Sono passati vent’anni da quando la Ferrari ha perso uno dei suoi primi tifosi, sicuramente l’uomo che ha permesso alla Casa di Maranello di restare italiana.

Agnelli amava la Ferrari e le sue automobili che adorava guidare e avere in garage. Gli piaceva farsele fare quasi su misura, un precursore anche in questo. Qualche anno fa, in occasione del centenario della sua nascita il Museo Enzo Ferrari di Modena dedicò una mostra alle sue Ferrari. Una gioia per gli occhi.

“Gianni Agnelli e Ferrari. L’eleganza del mito” si chiamava ed esponeva veri gioielli dalla  Ferrari 166 MM alla 212 Inter senza scordare la 375 America o la 400 Superamerica oppure la  365 P Speciale del 1966 o la sua Testarossa cabrio. Fino alla sua F40 con finiture speciali.

Ma a rendere orgoglioso l’Avvocato sarebbe stata probabilmente l’unica Ferrari che non ha mai visto, la F 2003 che con Schumacher vinse il Mondiale quell’anno e che il presidente dell’epoca, Luca di Montezemolo, gli volle dedicare aggiungendo alla solita sigla F2003 le iniziali GA dell’Avvocato.

“Abbiamo voluto dedicare questa monoposto a una persona che ci manca molto e che mi manca personalmente, l’avvocato Gianni Agnelli. E’ stato un punto di riferimento fondamentale per la mia vita ed un punto di riferimento costante nei momenti difficili prima per Enzo Ferrari e poi per il sottoscritto. Il Supporto dell’avvocato Agnelli è stato assolutamente decisivo per consentire alla Ferrari di diventare quello che è ora”, disse il 7 febbraio 2003 Luca di Montezemolo presentando la nuova monoposto in quella che fu anche la prima presentazione a cui assistette John Elkann che oggi della Ferrari è il presidente.

Qualche anno fa nell’intervista che mi concesse per il Podcast che con Luca Dal Monte abbiamo dedicato alla storia della Ferrari (https://www.storytel.com/it/it/series/35363-Rosso-Ferrari) proprio John ci raccontò di come si sia innamorato della Ferrari andando a sedersi sulle auto del nonno in garage e provando a metterle in moto…

“… lui salvò il Cavallino rampante evitando fosse venduto agli americani. Poi scelse le persone giuste: Luca di Montezemolo e Jean Todt. Lui stravedeva per le macchine Ferrari. Amava tutte le cose belle della vita. Non basta essere ricchi per apprezzare il bello. Il gusto non si compra. Il suo pilota preferito era quello che vinceva. Credo abbia per questo molto amato Michael Schumacher. Poi gli piaceva Gilles Villeneuve, il suo modo di guidare. E Ayrton Senna, che se non fosse morto in modo così tragico, l’anno dopo sarebbe venuto in Ferrari. Amava il talento e il coraggio e li riconosceva anche negli avversari. Era un vero
uomo di sport”, ha detto invece dell’Avvocato, il fratello di John, Lapo, intervistato da Walter Veltroni per Oggi.

La Gazzetta ha invece fatto raccontare a Jean Todt il suo Agnelli. Todt ha raccontato quella visita che lui, Montezemolo e Schumacher fecero sulla barca di Agnelli al largo di Montecarlo nell’estate del 1995 quando Michael era ancora un pilota Benetton, ma aveva già firmato per la Ferrari. Una visita nota da sempre, anche perché il terzetto (più Weber e il grande capo Phulip Morris) furono paparazzati.

La cosa curiosa fu che quell’anno fu proprio l’Avvocato ad annunciare l’ingaggio di Schumi arrivando a Villar Perosa per la classica amichevole di inizio stagione della Juve. Agnelli bruciò così l’annuncio ufficiale. “Mi arrabbiai molto”, ricorda Todt che però racconta anche come Agnelli non lo chiamava al mattino presto come d’abitudine: “Poche volte, lui parlava con Monezemolo e spesso chiamava direttamente Michael”.

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umberto zapelloni

Nel 1984 entro a il Giornale di Montanelli dove dal 1988 mi occupo essenzalmente di motori. Nel gennaio 2001 sono passato al Corriere della Sera dove poi sono diventato responsabile dello Sport e dei motori. Dal marzo 2006 all'aprile 2018 sono stato vicedirettore de La Gazzetta dello Sport

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