
Il 3 gennaio Michael Schumacher compirà 50 anni. Dal 29 dicembre del 2013, giorno del suo incidente sugli sci, non sappiamo più esattamente come stia. Ogni tanto c’è una fuga di notizie che la famiglia non si cura più neppure di smentire. L’unica voce degna di nota è quella di Jean Todt che ha raccontato di aver visto il Gp del Brasile a casa sua.
Per celebrare i suoi 50 anni a Maranello hanno organizzato una mostra al Museo Ferrari (Leggi qui) mentre la Keep Fighting Foundation rilascerà una nuova app a lui dedicata. Avrei immaginato un altro modo di festeggiare i suoi 50 anni… Ma un incredibile scherzo del destino gli ha tolto una vita normale ormai da 5 anni e solo i suoi cari oggi sanno esattamente come stia per davvero Michael.
Comunque stia, ancora allettato o seduto, aiutato a respirare da una macchina o autonomo, cosciente o assente quello che importa è l’affetto di sua moglie Corinna e dei suoi figli Gina Maria e Mick . Loro lo abbracceranno, loro gli faranno gli auguri nel miglior modo possibile.
Quello che mi piace ricordare di Schumacher che ho seguito dalla prima all’ultima gara, anzi ancora prima che esordisse visto che la Mercedes ce lo presentò a Monza quando era ancora uno dei tre moschettieri dello Junior Team (gli altri erano Frentzen e Wendlinger) è la sua serietà, la sua dedizone, la sua applicazione.
Sebastian Vettel che di Michael è stato allievo, dovrebbe seguire il suo esempio. Confrontarsi con la sua storia e trarne gli insegnamenti che potrebbero essergli utili per ripartire. Seb e Michael sono diversi, ma purtroppo a essere diversa è soprattutto la Ferrari di quell’epoca dalla Ferrari di oggi. La linea di comando di allora con un presidente presente come Montezemolo e un responsable della Gestione Sportiva durissimo e ossessionante come Todt oggi non c’è. Ci sarebbe stata con Sergio Marchionne… Ma con lui forse oggi staremmo celebrando il Mondiale di Seb.
La storia di Schumacher deve servire da lezione per la Ferrari di oggi. L’altro giorno in un’intervista al Resto del Carlino, il presidente Montezemolo ricordava come durante la sua vita in Rosso gli avessero chiesto almeno due volte di licenziare Schumacher (qui l’intervista). La prima nel 1997 dopo l’incidente con Villeneuve, l’altra l’anno dopo dopo lo scontro con Coulthard a Spa. Montezemolo e Todt opposero la più strenua resistenza e alla fine la storia di Schumacher e della Ferrari si trasformò nella più vincente della Formula 1.
#KeepFightingMichael
La Ferrari oggi dovrebbe far sentire Vettel protetto. Dargli la stessa fiducia che la Ferrari diede a Schumacher in quegli anni. In un ambiente protetto Schumacher trovò la forza per ripartire dopo il disastro del 1997 (altro che quello di quest’anno!) e fece alrettanto nel 2000 dopo che si era rotto una gamba in pista a Silverstone. L’attesa fu lunga. Prima di festeggiare il titolo Michael corse 73 gare in rosso. Vettel è ancora a quota 62. Schumacher diventò campione alla sua quinta stagione in Ferrari, esattamente quella che si appresta a cominciare Seb. Schumi cominciò la sua quinta stagione a Maranello con 16 vittorie alle spalle, Seb ne ha 13. Cifre che ci raccontano come tutto possa ancora cambiare. Soprattutto se a Maranello tornerà la pace.
Signor zapelloni, secondo lei in che punti Vettel è superiore a schumacher?