Miami è diventata la nuova Montecarlo. Con gli stessi vip al paddock, ma molta velocità più in pista. L’illusione Ferrari, il duello infinito tra Max e Charles. Ecco la rassegna stampa del lunedì:








Stefano Mancini, la Stampa: “Gara fisica, dura. Il caldo e le caratteristiche del tracciato hanno messo a dura prova la resistenza dei piloti dopo una gara calda come non si vedeva dai tempi della Malesia. Ecco il primo punto cruciale della stagione: dopo un inizio con qualche problema, la Red Bull ha recuperato prestazioni e affidabilità e si è portata a meno sei punti nella classifica dei costruttori. La gara di Barcellona è storicamente cruciale: al ritorno in Europa le squadre portano i loro sviluppi. La Ferrari ha urgenza di guadagnare prestazioni per rispondere alla Red Bull”.
Giorgio Terruzzi, Corriere della sera: “La differenza a Miami l’hanno fatta, ancora una volta le gomme. O, meglio, la relazione tra assetto e usura pneumatici da parte delle rispettive vetture. Charles ancora in testa al Mondiale, ma è evidente al momento il vantaggio di Verstappen che ha vinto ogni corsa in cui non ha patito guasti. Il che, oltre a rendere elettrico il futuro prossimo, attribuisce peso enorme alle evoluzioni tecniche che i due team porteranno al prossimo Gran Premio, in Spagna, tra due settimane. A Miami erano in gioco le reputazioni anche dei rispettivi compagni di squadra e qui Sainz ha dato una lezione a Perez, tenendolo dietro nonostante una inferiorità ancora una volta gommistica. Per i verdetti, insomma, è ancora presto”.
Gianluca Gasperini, la Gazzetta dello sport: “Altro punto da analizzare per Maranello: mentre il team dell’olandese è sempre un fulmine, ieri gli uomini Ferrari nel cambio gomme sono stati più lenti con Leclerc e (molto) con Sainz. In un Mondiale da giocarsi punto a punto i pit-stop dovranno essere impeccabili. Dettagli importanti, ma pur sempre dettagli rispetto al quadro complessivo. A livello tattico, per esempio, è mancato Sainz, che poteva fare di più al via. A livello tattico, per esempio, è mancato Sainz, che poteva fare di più al via”.
Alessandra Retico, la Repubblica: “Altro che Montecarlo, è al gp di Miami che il jet set che davvero conta deve stare e infatti sta: da Michael Douglas che consegna il ruotino Pirelli al poleman Charles Leclerc, a Michael Jordan inseguito da orde di ragazzi e adulti che scalpitano sulle sue costosissime sneakers. Uno struscio mai visto per una gara di F1”
Daniele Sparisci, Corriere della sera: “Sullo sfondo della lotta per il titolo va in scena il braccio di ferro fra Lewis Hamilton e la Federazione. Al sette volte campione del mondo è stato concesso un permesso speciale fino al Gp di Montecarlo per correre senza togliere i piercing: uno al naso, e un altro in un punto del corpo che non ha voluto svelare. Dice che non rispetterà il divieto, rischia un stop: «Se vogliono fermarmi, facciano pure». Dietro a una questione banale – la stretta è per la sicurezza – si nasconderebbe uno scontro di personalità fra Hamilton e il presidente della Fia, lo sceicco di Dubai Mohammed Ben Sulayem”.
Mauro Coppini, Corriere dello sport-stadio: “Un duello senza esclusione di colpi tra i due che con ogni probabilità sarà il leit-motiv di una stagione destinata a fare storia dopo anni di dominio Mercedes. Ma non mancano gli interrogativi per una Formula 1 che almeno dal punto di vista dello spettacolo, sembra avviarsi verso una rivoluzione i cui effetti sono difficilmente prevedibili. Il Gran Premio di Miami, infatti, rappresenta un deciso passo avanti nella convergenza tra realtà e finzione. Con il paradosso per il quale è la finzione dell’improbabile scenario, con il mare dipinto nel quale navigano barche vere, ad essere la più efficace e realistica rappresentazione del Gran Premio. Una Formula 1 in gabbia. E contenta di esserlo. E non deve stupire se scenari di questo tipo finiscono per essere i più graditi alle nuove generazioni di piloti la cui formazione si compie essenzialmente su quei simulatori che sempre più spesso diventano la più concreta delle realtà”.