Rassegna stampa: Verstappen sta ridimensionando Hamilton? Ecco la domandone del giorno

L’America innamorata della Formula 1 ha votato per Verstappen. Le lodi per Max occupano i quotidiani e insinuano la domandona del giorno: un suo successo offuscherebbe i 7 titoli di Hamilton? Giusto chiederselo. Ne riparleremo a lungo nelle prossime settimane.

Centoquarantamila persone in Texas, nella città di Lance Armstrong, hanno visto il vantaggio di Verstappen su Hamilton in classifica raddoppiato: ieri mattina erano 6 punti e adesso sono 12. Alessandra Retico per Repubblica lo ha chiamato un GP rodeo in “un Mondiale da cowboy. Nel saloon di Austin, Lewis Hamilton e Max Verstappen si puntano, annusano, sfiorano. In pista, corpo a corpo, e anche a distanza giocando sulla scacchiera delle soste: non cercano un’oasi ai box, ma di rapinare l’un l’altro le piazze. Qui Texas, altro che stato della stella solitaria, a brillare sono in due, loro due, il vecchio (36) pistolero costretto a inseguire e il ragazzo di 24 anni che ha spiegato le ali. C’è anche George Lucas a guardare i due combattenti per tutti e 56 infuocati giri della corsa, chissà che ispirazione troverà il regista per questo Star Wars tra i motori”.

Anche Luigi Perna sulla Gazzetta scrive: “Fate largo al nuovo sceriffo”. Hamilton se ne andrà via tacendo, battuto, Stefano Mancini su la Stampa“è il passaggio di consegne ad aver tolto la voce al sette volte campione del mondo: la sensazione che la Red Bull sia più veloce della Mercedes e il titolo si allontani. In una pista favorevole e in una gara senza errori, Hamilton è arrivato a 1”3 dal vincitore”.

Verstappen 287.5, Hamilton 275.5, Bottas 185, Pérez 150, Norris 149

La classifica

Giorgio Terruzzi sul Corriere della sera considera che “quando un pilota vince come ha vinto Verstappen ad Austin segnala, oltre all’abilità nell’uso del piede destro, una testa fina nel cuore della battaglia. Quando un pilota perde come ha perso Hamilton negli Stati Uniti, significa avere addosso una voracità che i sette titoli e i 36 anni non hanno attenuato affatto. Anzi: la tenacia mostrata in pista nel giorno in cui il suo distacco nel Mondiale raggiunge quota 12 punti, lascia ampi margini ad un recupero. Pur contro una Red Bull che troppo spesso, su troppe piste, si dimostra più efficace. Questo non è solo un duello con in palio il titolo 2021. È un confronto generazionale, un testa a testa tra due campioni diversi per formazione, stile e cultura, al tramonto di una particolare epoca tecnologica. Una manna per la F1”.

Leo Turrini sul Resto del Carlino spiega il tifo che gli pare maggioritario per Verstappen con quella che definisce la sindrome Merckx. “In tanti fanno il tifo per l’Olandese Volante. Motivo: tra un dittatore e un ribelle, siamo istintivamente portati a parteggiare per il rivoltoso. Ci riconosciamo in un desiderio naturale di cambiamento, persino a prescindere dall’apprezzamento per le qualità dei singoli interessati”. Cioè gli sta antipatico, ma di Hamilton campione non se ne può più.

Mauro Coppini firma sul Corriere dello sport-stadio il giudizio più severo del giorno sul britannico: “ Il secondo posto di Lewis Hamilton dietro Max Verstappen rischia di essere una resa incondizionata. Non di una gara ma di una vita. Perché l’eventuale sconfitta in un Mondiale che sembra essere sempre più nelle mani del pilota olandese, finirebbe per mettere in discussione la sua intera carriera. Con sette titoli mondiali che non troverebbero giustificazione se non nella superiorità della sua monoposto. Una sconfitta che potrebbe incidere negativamente su quel carma che fa di un uomo un eroe. Una drammaticità che fatica ad essere percepita dagli appassionati che fanno fatica a valutare l’impegno di chi, in pista, sembra vittima incosciente della sua monoposto. Una sorta di “pilota antiquato” che non gestisce ma piuttosto è gestito dalla tecnologia che ne determina successo o sconfitta”.

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umberto zapelloni

Nel 1984 entro a il Giornale di Montanelli dove dal 1988 mi occupo essenzalmente di motori. Nel gennaio 2001 sono passato al Corriere della Sera dove poi sono diventato responsabile dello Sport e dei motori. Dal marzo 2006 all'aprile 2018 sono stato vicedirettore de La Gazzetta dello Sport

1 commento

  1. Bah, un sette volte campione del mondo non è tale solo per fortuna o demerito degli altri e un (quasi) campione alla sua prima conquista non è diventato improvvisamente il migliore di tutti. C’è tempo per Max per migliorare e vincere ancora; occorre verificare se riuscirà a farlo per almeno sette volte. E il prossimo anno le carte potrebbero essere ancora mischiate e non è detto che la superiorità della RB sarà riconfermata. Come al solito c’è chi sale già sul carro del vincitore e chi invece aspetta ancora un pò. Per me Lewis non ha più nulla da dimostrare, cosa che invece Max deve ancora cominciare a fare. Di campioni che si sono fermati ad un solo titolo ce ne sono parecchi, anche se mi pare di capire che Max non sarà uno di questi. La gara di ieri ha detto che Lewis non abdicherà tanto facilmente: ha lottato sino al penultimo giro e sicuramente, a meno che la matematica non gli tolga la possibilità di farlo, lotterà sino all’ultimo GP. E’ stato forse il più bel GP che ho visto negli ultimi anni con due piloti che si sono sfidati in tutte le specialità: qualifica, partenza, strategia e concentrazione. Lewis, che normalmente è abbastanza loquace, quasi non ha parlato via radio. E’ evidente che nessuno dei due si senta ancora campione nè fuori dai giochi anche se 12 punti (il vantaggio maggiore finora di un pilota nei confronti dell’altro) a cinque gare dalla fine sono parecchi. Anche ammesso che Lewis riesca a vincere ancora, dovrebbe sperare di poterlo fare almeno due volte con Max secondo; sperare che Max arrivi secondo su due gare delle cinque che rimangono e che arrivi dietro a Lewis nelle altre, pare quasi impossibile.

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