Nuvolari se ne è andato nel suo letto l’11 agosto di 70 anni fa. Pochi giorni dopo che in Inghilterra era nato un bimbo destinato a cercare di diventarne un erede (https://topspeedblog.it/mansell-70-auguri-vecchio-leone/). Nuvolari però è sempre qui. Fateci caso.
Non per il Gran premio a lui dedicato, non per il canale tv che porta il suo nome. Nuvolari non è solo una canzone di Lucio Dalla, Nuvolari è un modo di essere, un modo di interpretare la vita con coraggio, velocità, tanta passione.
Nuvolari è un termine di paragone che non uscirà mai dai tempi anche se ormai sono rimasti in pochi quelli che lo hanno visto correre dal vivo.
Eppure Nuvolari è ancora un nome di richiamo. Una storia da leggere è da raccontare.
Ecco il ritratto che gli ho dedicato nel mio La Ferrari in 50 ritratti edito da Centauria r
“Quando corre Nuvolari, quando passa Nuvolari, la gente arriva in mucchio e si stende sui prati”. Le parole del poeta Dalla descrivono Nuvolari come “basso di statura, al di sotto del normale con cinquanta chili d’ossa e quel corpo eccezionale con le mani come artigli”. Impossibile dire di più con tanta passione, tanta ammirazione. Nuvolari è la velocità anche oggi nel mondo di Netlfix, Youtube e dei videogame.
Ferrari lo conobbe nel 1924 davanti alla Basilica di Sant’Apollinare in Classe. Erano avversari, divennero amici. Ferrari aveva trovato in lui il pilota che non sarebbe diventato, l’uomo giusto per far volare le sue vetture che prima erano Alfa Romeo, poi divennero Ferrari. Non erano ancora i tempi della Formula 1, ma quelli di gare epiche come la Targa Florio, la Mille Miglia. Lo definiva uomo spiccio e caustico, ma soprattutto un pilota eccezionale con un coraggio fuori dal normale.
Un pilota che non ha mai sofferto per l’inferiorità del mezzo, non è mai partito battuto, ha sempre lottato come un leoneanche per il settimo o il decimo posto in classifica. Con la sua maglietta di un giallo stinto e quel suo nastrino tricolore al collo, mai lasciato nella valigia, fermato dalla spilla d’oro a forma di tartaruga che aveva avuto in dono da Gabriele d’Annunzio. L’animale più lento per l’uomo più veloce del mondo.
Un uomo che arrivava ai limiti dell’impossibile, ma che alla fine è morto suo malgrado nel suo letto dopo aver sofferto per aver visto andarsene i figli. Abbordava le curve come nessun altro. Chi provava ad imitarlo finiva male. Andava a tavoletta, derapava, guadagnava centimetri, metri ad ogni curva. Con ogni macchina, su ogni strada.
Nel 1948, a cinquantasei anni, era ancora al via della Mille Miglia. Finalmente con una Ferrari, una 166 SC. Fu costretto a ritirarsi per problemi meccanici, ma solo dopo aver fatto segnare il miglior tempo nel primo tratto e aver provato a completare la sua impresa senza il cofano motore che non si chiudeva bene. “Ferrari, giornate come questa, alla nostra età, non ne tornano molte; ricordalo e cerca di gustarle fino in fondo, se ci riesci”, gli disse.
Più che della storia della Ferrari, fa parte della storia personale di Ferrari che lo ha preso come termine di paragone per tutti i suoi piloti. Pur capendo che come quello là non ne nasceranno mai più, come gli disse un operaio nel giorno dell’ultimo saluto.
Nuvolari al cinema https://topspeedblog.it/nuvolari-la-storia-vale-un-film/
Nuvolari nel libro di Vialli https://topspeedblog.it/quella-volta-che-vialli-trovo-ispirazione-in-sei-campioni-dei-motori/