Zanardi e l’anno più duro. Quanto ci mancano le sue parole

È passato un anno dall’incidente che ha costretto Alex Zanardi a cominciare una nuova lotta. “Come sta? Non lo sappiamo. È sempre lì. Nessuna novità, niente di niente. Siamo anche un po’ stressati per questo, non ci sono grandi cambiamenti. Noi non perdiamo le speranze, la fibra è buona”, ha detto suo figlio Nicolò a Repubblica.

Un anno senza Alex, perché non sentirlo, non vederlo, non sapere che sta lavorando sui suoi muscoli per andare a prendersi un oro a Tokyo è come non averlo.

Eppure Alex è sempre qui nei nostri pensieri perché continua a essere un uomo speciale che è stato bello incontrare e conoscere. La sua vita resta un esempio, ha indicato la strada a non arrendersi mai.

Mai avremmo pensato che dopo l’incidente del 2001 lo aspettasse un altro colpo del destino, una prova ancora più difficile e tosta. Per lui, ma anche per Daniela il suo angelo custode e per suo figlio Nicolò che la mano di papà non vuole proprio lasciarla.

Lo stimolano con la musica e l’amore, ma dopo un anno e sette operazioni, Alex è ancora in ospedale, al San Bortolo di Vicenza, reparto Neurologia grandi traumi, oggi si siede in poltrona, ma non è chiaro quanto riesca a mettersi in contatto con il mondo esterno.

Non è la vita che vorrebbe lui che una volta ritrovatosi spezzato in due se ne era inventata una diventando un vero gigante, andando oltre il confine che lo limitava quando correva in Formula1 e vinceva in America.

Aveva il dono della parola, sapeva mettere di buon umore, infondere coraggio. Non sentirlo più parlare da un anno è ancora più terribile perché Alex avrebbe saputo esser di conforto per tutti durante la Pandemia che ora vfirse ci sta liberando. E la sofferenza deve essere ancora più grande per Daniela, Nicolò e i suoi grandi amici.

Il vuoto va riempito di ricordi. Ce ne sono tanti generosi come era lui, pieni di forza come sapeva trasmetterne lui, profondi come il suo pensiero che non era mai banale.

Dai Alex svegliati e raccontaci una barzelletta. Dicci chi hai incontrato in quest’anno lontano dal mondo, dai tuoi cari, dalla tua bicicletta che ti aspetta in garage.

Luca Mazzone, nuotatore e paraciclista, sul podio ai Giochi di Sydney e di Rio, gli ha scritto una lettera aperta su la Stampa: “Caro Alex, ti scrivo anche per ringraziarti perché ai Mondiali appena conclusi in Portogallo ti ho portato con me, usando le tue ruote esclusive realizzate dalla Campagnolo, proprio quelle che mi hai promesso due anni fa. Hanno portato bene perché ho vinto tutte le tre prove, compresa quella a squadre, a cui tu hai sempre dato particolare attenzione. Avrò pure compiuto 50 anni il mese scorso, ma non ho nessuna intenzione di smettere finché non ti vedo far capolino in Nazionale azzurra, in qualunque veste, basta che torni a trovarci e a farci ridere”.

Nelle sale italiane tra il 28 e il 30 giugno uscirà il documentario La Grande Staffetta che racconta il viaggio lungo l’Italia dell’onlus Obiettivo3. https://topspeedblog.it/ecco-il-film-sulla-staffetta-di-zanardi/

Altri post https://topspeedblog.it/sette-anni-senza-pensieri-e-parole-di-schumi-e-gia-sei-mesi-senza-quelle-di-alex/

Oppure https://topspeedblog.it/daniela-langelo-di-alex-uno-dei-segreti-di-zanardi/

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umberto zapelloni

Nel 1984 entro a il Giornale di Montanelli dove dal 1988 mi occupo essenzalmente di motori. Nel gennaio 2001 sono passato al Corriere della Sera dove poi sono diventato responsabile dello Sport e dei motori. Dal marzo 2006 all'aprile 2018 sono stato vicedirettore de La Gazzetta dello Sport

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