Capelli: “Una Formula 1 con più fantasia a costo zero”

Per leggere le carte alla stagione che è già cominciata con i test in Bahrain, abbiamo chiesto aiuto a Ivan Capelli, nuova voce di Sky, nuova presenza fissa a Race Anatomy. Non è mai troppo tardi per tornare in pista dopo l’esordio a Telepiù e 20 anni in Rai.

Ivan, in vista dei 60 anni che arriveranno a maggio è pronto a ripartire. Lui è nato pronto, anche se ha la modestia di non dirlo. “La Red Bull ha dimostrato di essere veramente preparata e di avere una lucidità organizzativa che deve far paura agli altri ancora più delle prestazioni sul giro che erano quasi scontate perché non potevamo certo aspettarci che avesse perso competitività. Loro hanno capito quali sono i loro punti deboli e ci hanno lavorato. L’unico anello debole era Sergio Perez in qualifica. Che cosa hanno fatto? Un lavoro specifico per lui nell’ultimo giorno dei test, prima gli hanno fatto fare dei brevi stint da 5 giri per trovare l’assetto, poi gli hanno dato tre set di gomme morbide per trovare il limite. Un lavoro perfetto per aumentare la sua fiducia. Per questo fanno paura, perché hanno lavorato sui punti deboli”.

Red Bull in pole, ma all’orizzonte c’è la penalizzazione per aver infranto il Budget Cap. Potrà influire sullo sviluppo? “E’ l’dea, è il progetto, è il pensiero che contano. Non credo che meno ore in galleria possano limitare Adrian Newey che sa dove andare. Forse sarà una penalizzazione, ma molto limitata”.

Ivan conosce bene Newey perché ha guidato la sua prima monoposto, la Leython House. Una macchina geniale, ma dove lui stava a malapena tanto era stretta: “Quando protestammo sapete lui che fece? Indossò casco e tuta e si mise a guidarla. Poi sceso ci disse: visto che su può farlo?”. Un progettista-pilota. Un caso quasi unico. Poi per fortuna il regolamento ha imposto una dimensione minima per l’abitacolo e Newey ha smesso di strizzarli come sardine in scatola, ma è restato un genio. “A quei tempi era un ragazzo alle prime armi… poi ha avuto dei tutor importanti come Patrick Head e si è evoluto ancora in Williams e in Mercedes. Oggi è l’uomo che in una squadra può fare la differenza”.

Da pilota a pilota. “Max oggi è il migliore in assoluto perché al di là della velocità è quello che ha capito meglio come sfruttare le gomme in gara. Sfrutta al meglio le mescole a sua disposizione senza rovinare le gomme, cosa che gli altri non riescono a fare così bene”.

Uno sguardo alla Ferrari: “La vedo partire all’inseguimento di Red Bull. È la prima inseguitrice, gli altri sono più indietro. Leggendo il linguaggio del corpo e le espressioni di Leclerc più che di Sainz, ho capito che lui si aspettava di essere molto più vicino e mi sembra preoccupato perché c’è da colmare un gap più grande di quello che aspettava”.

Sembra quasi una Ferrari fatta sulle caratteristiche di Sainz più che su quelle di Charles: “La Pirelli ha cambiato la costruzione delle gomme anteriori per avere meno sottosterzo, una cosa di cui si lamentavano tutti nella scorsa stagione. Volevamo pneumatici più reattivi. Evidentemente gli è riuscito. Qualcuno le ha capite subito, altri evidentemente si devono adattare. Leclerc non ha ancora capito questa gomma, deve lavorarci”.

Anche Vasseur, per ora non ha fatto scelte. Leclerc e Sainz partiranno alla pari: “Giusto cominciare così perché ti chiami Ferrari e devi dare le stesse opportunità ai due piloti. Però nel momento in cui vedi che il tuo avversario punta su un uomo solo, non puoi più concedergli nessun vantaggio. Anche tu sei costretto a dire: ok da questa gara il mio cavallo è lui… perché il mondiale diventa un testa a testa. La Formula 1 ormai è talmente estrema che anche nei dettagli devi combattere con armi uguali al tuo avversario”.

Dietro a Red Bull e Ferrari anche Capelli vede una novità: “Aston Martin perché ha fatto un lavoro egregio, come ha detto l’ingegner Furbatto hanno cambiato la macchina al 95%. Hanno un “giovane” come Alonso che non vuole smettere di aggredire il volante come sa fare lui quando è in gara. Credo poi che l’apporto di uno degli ingegneri più vicini a Newey approdato in Aston Martin abbia portato dei pensieri vincenti consentendo un grande passo avanti nelle parti meccaniche, nei cinematismi. Basta vedere come Alonso ha sfruttato le gomme. E anche il fatto che un pilota quasi esordiente come Drugovich abbia fatto un buon tempo significa che la macchina è buona. Potrebbe essere la sorpresa”.

L’uomo e la macchina. Siamo sempre alla solita questione: quanto conta il pilota? “Conta perché quando fai un macro errore ti fermi o sbatti. Alla fine è sempre il pilota che gira il volante, accelera o frena. Oggi questi ragazzi sono così preparati e costruiti con ore e ore al simulatore, lo studio di milioni di dati, che vedi pochi errori e fanno la differenza solo i macro errori. Verstappen ti dimostra che lui fa la differenza. Certo se la macchina è molto inferiore neppure lui può fare un miracolo. La Formula 1 ha tolto agli ingegneri e ai piloti la fantasia nel poter progettare o guidare le macchine. I regolamenti hanno un perimetro molto ristretto, le auto permettono poco nell’inventiva della guida. Quando vedi due Red Bull, due Ferrari, due Mercedes vuol dire che quello è il limite e oltre non vai”.

Il concetto della fantasia ingabbiata e imprigionata va elaborato: “Questa Formula 1 così esasperata nei regolamenti ha tolto la fantasia agli ingegneri che fanno macchine concettualmente molto simili e ai piloti perché le devono guidare allo stesso modo senza potersi inventare nulla”.

Per cambiare, secondo Capelli, basterebbe poco: “Servirebbe una sola cosa e a costo zero per recuperare fantasia: dare la libertà di lavorare sulle macchine tra le qualifiche e la gara. Congelando l’assetto del sabato è ovvio che la domenica si riproponga lo stesso risultato. Dando la possibilità di cambiare assetto, montare ali con carichi differenti, lasciar inventare fino all’ultimo momento”. Restituire fantasia alla Formula 1. Non è una cattiva idea. Intanto proviamo a divertirci con quella che ci passa Domenicali.

“Mi ricordo che sullo schieramento del Gran premio di Francia a Le Castellet quasi litigai con Brunner. Lui voleva dare più carico davanti e continuava… Ad un certo punto gli ho detto: senti tu prenditi un lato del muso, scegli destro o sinistro come vuoi e mettigli il carico che vuoi. Io mi prendo l’altro e faccio come voglio io. Siamo partiti così, con le ali storte”. E alla fine con quella Leython House ha quasi battuto la Ferrari di Prost. “In quella gara poi non siamo stati anche gli unici a non cambiare gomme. Mi ricorso che facendo la telecronaca alla BBC, James Hunt diede a me e a Gugelmin degli idioti perché non avevamo cambiato gomme, cosa che poi si rivelò l’arma vincente. Questo per dire che a costo zero la domenica potresti rendere la Formula  1più inaspettata”. Bentornato Ivan.

Il film su Capelli Un docufilm sulla storia di Capelli. Non perdete Natural Born Driver

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umberto zapelloni

Nel 1984 entro a il Giornale di Montanelli dove dal 1988 mi occupo essenzalmente di motori. Nel gennaio 2001 sono passato al Corriere della Sera dove poi sono diventato responsabile dello Sport e dei motori. Dal marzo 2006 all'aprile 2018 sono stato vicedirettore de La Gazzetta dello Sport

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