Cinque anni senza Marchionne e oggi nessuno lo ricorda

Cinque anni senza Marchionne. E soprattutto cinque anni dopo non c’è una riga in suo ricordo sui quotidiani di oggi. Ne hanno parlato domenica Messaggero, Tempo, Gazzettino e nient’altro. Eppure Sergio Marchionne ha lasciato un segno nella storia industriale italiana. Avrà anche commesso degli errori, ma se Fiat si è salvata per poi finire in mani francesi con la fusione con Psa, il merito è tutto suo e della sua campagna americana.

Marchionne ha anche sbagliato. Ricordiamo di come non abbia creduto nell’auto elettrica costringendo poi Fiat a cercare un alleanza con chi nell’elittrificazione aveva investito per anni. Strano per un uomo con la sua visione. Però Marchionne è stato uomo dalle grandi visioni finanziarie, ma meno di prodotto. Non credeva nella 500 elettrica che oggi invece (pur costando troppo) è il miglior prodotto di Fiat. Aveva rilanciato Alfa Romeo con Giulia e Stelvio, grandi macchine che però sono rimaste imprigionate dalla mancanza di investimenti su nuove motorizzazioni. Guardava i conti prima del prodotto anche perchè in quegli anni Fiat che era diventata FCA non poteva fare altrimenti. Il suo ultimo piano industriale era stato presentato il primo giugno di quell’anno. Vedi https://topspeedblog.it/marchionne-fcafiveyearsplan-balocco-fca/. Poco più di un mese dopo, Marchionne aveva chiuso gli occhi per sempre in una clinica svizzera.

“Abbiamo giocato per anni per non retrocedere, oggi giochiamo per vincere la Champions”, disse quel giorno il presidente Elkann. Dopo cinque anni Fca non c’è più e in casa Fiat comandano i francesi. Fiat prova a rilanciarsi pescando nella sua storia con Topolino e 600. Alfa Romeo ci prova con Tonale aspettando il grande lancio di fine agosto. Maserati si è buttata sull’elettrificazione. Lancia che eradata per morta, sta cercando di rinascere con una Ypsilon davvero nuova. Non sono ancora giocate per vincere la Champions, siamo sinceri.

Marchionne aveva lasciato una Fiat con i conti a posto, ma con la necessità di trovare un alleato. Alla fine l’alleato è arrivato, ma è un po’ più ingombrante di quanto si potesse sperare e alla fine comanda Parigi e non Torino.

Marchionne aveva in mente un piano per la Ferrari. Non per quella che produce auto da sogno e continua a venderle tutte, ma per la Scuderia. La sua organizzazione orizzontale si è rivelata fallimetare soprattutto perchè lui non c’era più. Perchè funzionasse c’era bisogno di un uomo forte al comando. E infatti, senza Marchionne, è stata stravolta e rifatta. Si è tornati ad un’organizzazione classica che però deve ancora trovare la direzione giusta. Marchionne aveva anche deciso di puntare sulle risorse interne, liberando i numeri due e i numeri tre. Una scelta che si è rivelata sbagliata perchè in Formula 1 c’è bisogno di ingaggiare talenti in arrivo dall’esterno, da altri team. Con Marchionne sarebbe andata diversamente? Probabile. Lui aveva grandi sogni anche per Alfa Romeo Sauber, una partnership che invece oggi è a fine corsa. Anche quell’avventura sarebbe andata diversamente.

Nessuno può dire che con lui oggi la Ferrari sarebbe campione del mondo. Ma la cronaca racconta che alla vigilia dell’ultimo Gran premio con Marchionne ancora in vita, la Scuderia e Vettel erano in testa al campionato. Poi in quel Gran premio di Germania capitò l’impossibile, un errore clamoroso di Sebasrian che era in testa. Pochi giorni doopo Marchionne se ne andò. E quella Ferrari si è rivista solo a sprazzi.

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umberto zapelloni

Nel 1984 entro a il Giornale di Montanelli dove dal 1988 mi occupo essenzalmente di motori. Nel gennaio 2001 sono passato al Corriere della Sera dove poi sono diventato responsabile dello Sport e dei motori. Dal marzo 2006 all'aprile 2018 sono stato vicedirettore de La Gazzetta dello Sport

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