La rivoluzione francese della Ferrari di Vasseur

La stampa italiana in fin dei conti ha accolto bene Fred Vasseur. A Jean Todt era andata peggio ma quando arrivò lui la Ferrari era davvero messa male. Oggi e’ decisamente messa meglio e a Vasseur si chiede solo di completare la squadra e l’opera. Non serve una rivoluzione francese. Ma una rivoluzione soft.

Nei ritratti apparsi sui giornali si sottolineano le sue imprese nelle formule minori quando ha fatto esordire e vincere giovani piloti poi diventati grandissimi. Si sorvola un po’ sui suoi anni in Formula1 che non sono certo trionfali. Fenomenale a trovare sponsor. Meno a gestire il team in pista: la Sauber Alfa Romeo e’ l’unica squadra ad aver fatto errori strategici peggiori della Ferrari negli ultimi anni.

La rassegna stampa con la collaborazione di www.loslalom.com

Alessandra Retico su Repubblica gli attribuisce esperienza, fiuto per il talento, polso. Senso pratico e capacità di tessere relazioni, savoir faire

Daniele Sparisci e Giorgio Terruzzi sul Corriere della sera spiegano che Vasseur avrà sì le chiavi della Ferrari, ma non sarà rivoluzione francese. Grande fiducia eppure deleghe ridotte rispetto al predecessore. Nel lessico aziendale non sfuggono le sfumature: Vasseur è stato inquadrato come «team principal» e «general manager» mentre Binotto era «managing director». Aveva poteri più ampi. Sono in molti a ipotizzare che il 54enne di Draveil (Ile de France) svolgerà il suo ruolo prevalentemente in pista piuttosto che a Maranello, dove la sfera di influenza di Vigna è data in crescita.  Laurent Mekies, che di Binotto era il vice, dovrebbe mantenere un ruolo centrale, mentre appare più complesso rinforzare le strategie (lo spagnolo Rueda è sulla graticola da mesi), visto che gli elementi migliori attivi in altre squadre non sembrano disponibili sul mercato.

Fulvio Solms sul Corriere dello sport-stadio ne sottolinea l’aspetto politico, quando scrive che si tratta del primo segno della rivoluzione che Elkann ha determinato, così interrompendo, di fatto, l’autonomia della Scuderia dall’azienda. Questa, ricordiamo, fu sottoscritta da suo nonno Gianni Agnelli e dal fondatore Enzo Ferrari il 18 giugno 1969: sono passati 53 anni e nulla sarà più come prima. Vasseur avrà sopra di sé una figura emanazione della proprietà”. Il mio pensiero: non è esattamente così. Ricordiamo l’epoca Montezemolo e quanto fosse coinvolto il presidente nella Scuderia e di quanto Todt agisse sotto il suo controllo per le grandi decisioni strategiche.

Stefano Mancini su La Stampa aggiunge che sul progetto 2023, Vasseur potrà fare poco o nulla perché tutte le decisioni sono state prese e la nuova monoposto è in via di produzione. Il manager francese erediterà un motore ad alte prestazioni che era stato «tagliato» per preservarne l’affidabilità e che è stato rivisto per recuperarne tutta la potenza. Al nuovo team principal toccherà un lavoro più profondo: riorganizzare la squadra, rivedere i processi decisionali, evitare le tante gaffe di strategia, gestire il rapporto fra i piloti e impostare il progetto 2024, che sarà probabilmente diretto da Simone Resta, al rientro dalla Haas.

Gianluca Gasparini scrive sulla Gazzetta che il francese può essere studiato solo alla luce della sua storia e in funzione del contesto in cui si troverà ad operare. Il suo percorso, per cominciare. Un punto a favore è l’esperienza da team principal che non vantavano i suoi predecessori a Maranello: Maurizio Arrivabene veniva dal marketing, l’estrazione di Mattia Binotto era tecnica. Aver già diretto un team di F.1 – anche se non di vertice – mette Vasseur nella condizione di conoscere a menadito certi meccanismi (interni e non alla scuderia) che troverà replicati, ovviamente in scala più grande

All’estero la vedono così 

Charles Bradley su Motorsport dice che la scelta della Ferrari riflette la sua ambizione. Penso che Vasseur sia l’uomo giusto. Lo conosco dai tempi della Formula 3 Euroseries, anche prima dei giorni in cui le future stelle Lewis Hamilton, Sebastian Vettel e Romain Grosjean correvano per la sua squadra ASM. In collaborazione con Nicholas Todt, è successivamente diventata la centrale elettrica delle categorie giovanili sotto la F1, e possiamo aggiungere ai suoi campioni Nico Rosberg, Nico Hulkenberg e Charles Leclerc, in un mix inebriante di piloti promettenti, prima che diventassero famosi. È un tipo impressionante con due tratti: mortalmente serio e al tempo stesso assai divertente, un uomo che cerca l’umorismo nella vita, quando non è concentrato. Potrebbe averne bisogno per far fronte ai problemi che dovrà affrontare come capo della scuderia più famosa del mondo. Ma è anche incredibilmente risoluto, e anche di questo avrà bisogno, perché i ranghi tecnici della Ferrari affronteranno la perdita di uno dei loro. Non ci sarà tempo per le scuse

 Frédéric Ferret su L’Équipe sottolinea che per la prima volta dal 2008 e dall’addio di Jean Todt, la gestione sportiva della Ferrari non sarà guidata da un italiano. Un cambio repentino di filosofia. Ma il lavoro sarà enorme, prima che la Ferrari possa trovare la strada del successo. Il punto di forza di Vasseur è nella sua capacità di unire. Ingegnere per formazione, è chiaramente un leader di uomini, a volte con modi rudi, non esita a congedare coloro che non rientrano nel suo progetto, ma chi lavora con lui resta conquistato dall’umanità del personaggio. Come riuscirà a trasmettere la sua giovialità allo staff italiano di Maranello? Questa è la domanda. Le sue lezioni di italiano online sono iniziate questa settimana, per facilitare la comunicazione con il team, per lo più italiano. Si incontreranno all’inizio di gennaio.

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umberto zapelloni

Nel 1984 entro a il Giornale di Montanelli dove dal 1988 mi occupo essenzalmente di motori. Nel gennaio 2001 sono passato al Corriere della Sera dove poi sono diventato responsabile dello Sport e dei motori. Dal marzo 2006 all'aprile 2018 sono stato vicedirettore de La Gazzetta dello Sport

1 commento

  1. Tranquilli ci pensa Nicolas Todt a sistemare tutto

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