#Leclerc debutta e vince anche al videogame… Ma #Verstappen dov’è?

Charles Leclerc impara in fretta. Al primo Gp virtuale non aveva partecipato. Al secondo si è buttato nella mischia insieme a suo fratello Arthur e ha vinto subito. Pole (dopo la penalizzazione di Lungaard per taglio di pista) e vittoria stando in testa dall’inizio alla fine mentre Russell inseguiva, Lando Norris si era perso la connessione e Verstappen non aveva neppure partecipato….

Bravo Charles e bravo anche il fratellino alla fine quarto davanti a Giovinazzi (in gara con una pedaliera di fortuna, segnalano). Peccato che Verstappen non accetti la sfida. Non sta facendo una gran figura lui che passa le giornate al simulatore.

Oltre alla simulazione per piloti veri si è disputata anche la gara per professionisti del gaming con un secondo posto del campione del mondo in carica Tonizza con la Ferrari (vittoria a Rassmussen, l’avversario più tosto già lo scorso anno). Da notare che gli eDriver hanno ottenuto tempi migliori dei piloti professionisti… la pole di Charles è stata in 1’19″415, quella di Rassmussen di 1’18″640 con Tonizza vicinissimo in 1’18″888.

Vedi anche:
https://topspeedblog.it/la-ferrari-schiera-i-fratelli-leclerc-nel-gp-virtuale/
https://topspeedblog.it/schumacher-fabi-rodriguez-quanti-fratelli-in-f1-i-prossimi-saranno-i-leclerc/

Prima della gara Charlrs aveva risposto attraverso i social della Scuderia alle domande dei tifosi:

Come ti senti quando qualcuno sta accorciando la distanza dietro di te ma alla fine riesci comunque a vincere la gara? Mi riferisco, ovviamente, a Monza lo scorso anno…
“Ovviamente l’anno scorso a Monza la situazione era abbastanza tesa: prima era Valtteri alle mie spalle, poi è arrivato Lewis. Avevo molta pressione, soprattutto considerando che stavamo correndo a Monza. L’intera settimana era stata improntata su quella vittoria, io e la Ferrari avevamo tutto il Paese con noi, e ammetto di aver sentito parecchia pressione”.

“Ero teso dietro la visiera del mio casco, ma continuavo a dirmi di mantenere la calma e restare concentrato su quello che dovevo fare nella monoposto. Ciò che contava, la cosa più importante, era portare a casa il risultato, è quello che abbiamo fatto! Però sì, c’era un bel po’ di pressione…”.

Quali sono state le tue sensazioni il primo giorno che sei arrivato a Maranello?
“È stato tanto tempo fa, avevo 11 o 12 anni. Ero con Jules Bianchi, arrivai in città ma non sono potuto entrare in Ferrari perché non avevo il pass. Ma ricordo che ho guardato la sede dall’esterno e sono rimasto molto impressionato. Sognavo che sarei riuscito ad entrarci un giorno e oggi devo ammettere che per me è un po’ più facile avere accesso all’azienda!”

Perché hai scelto il numero 16?
“Volevo il 7, ma era di Kimi. Volevo il 10 ma Gasly mi ha preceduto. Allora ho preso il 16, uno più sei fa sette, ed è anche il mio giorno di nascita”.

Cosa fai prima dell’inizio di un Gran Premio? Hai dei riti particolari?
“Si, inizio con un riscaldamento fisico, ho degli esercizi che faccio con degli elastici. Gioco anche un po’ a calcio, per i riflessi, e quando salgo in macchina immagino il giro perfetto”.

Chi è stato il tuo idolo tra i piloti che hanno guidato una Ferrari?
“Il mio idolo tra i piloti Ferrari, ma credo anche per tanti altri, è stato Michael. Ero piccolo e lui vinceva davvero tanto, era impressionante e tutte le volte che guardavo una gara di Formula 1 la mia attenzione era sempre per lui e per la Ferrari”.

A che età sei entrato a far parte della FDA? Cosa ricordi di quel giorno?
“Sono entrato nel 2015, ero andato con mio padre a Maranello, ero timido e avevo un po’ di paura, faceva tanto impressione attraversare tra tutte quelle porte tra i vari dipartimenti. Dopo due giorni mi hanno detto che ero stato selezionato, è stato un momento particolare perché mi ha permesso di arrivare dove sono adesso”.

Come mantieni la tua condizione fisica e mentale pur dovendo restare a casa?
“Ho ogni tipo di attrezzo qui in casa, più una bicicletta, pesi, e tutto quello che mi serve per tenermi in forma. Inoltre siamo autorizzati ad allenarci un’ora al giorno all’aperto. Questo è ciò che sto facendo, certo di stare il più possibile vicino a casa, per il momento ci stiamo adattando alla situazione che sicuramente non è ottimale, ma almeno posso continuare a fare alcune cose. Sul fronte della preparazione, alla fine ho tutto quello che serve”.

Hai sempre sottolineato che guidare per la Ferrari è sempre stato il tuo sogno. Come ci si sente quando capisci di aver realizzato ciò che sognavi? Cambieresti qualcosa di ciò che hai fatto in pista fino ad oggi?
“Ci si sente bene, molto bene. È passato un anno da quando sono diventato pilota Ferrari, eppure quando indosso la divisa o la tuta è sempre una sensazione particolare, e continuo spesso a sorprendermi di essere proprio qui…io”.

“È un grandissimo onore e adesso non vedo l’ora di tornare in pista. In merito al mio passato, non credo che cambierei nulla, ho commesso degli errori ma hanno fatto parte del mio processo di crescita e mi hanno fatto diventare ciò che sono oggi”.

Qual è la lezione più importante che hai imparato nel tuo primo anno da pilota Ferrari?
“Penso ad avere pazienza. La pazienza è qualcosa di molto importante, ed è un aspetto su cui ho faticato molto in passato. Da quando sono in Ferrari ho capito che serve, non puoi avere tutto e averlo subito, a volte la pazienza serve per poter imparare dai migliori e crescere, come ho fatto osservando Seb e ascoltando la squadra. Le cose hanno bisogno di tempo per sistemarsi e a volte c’è bisogno di aspettare, ecco, io in precedenza ero troppo impaziente”.

In questo momento così difficile e senza gara, senti comunque la presenza dei tuoi fans?
“Certamente! Guardo parecchio e vedo il vostro sostegno, ho avuto modo di vedere che in Italia hanno ritrasmesso in televisione la gara di Monza e ho ricevuto tantissimi messaggi, così tanto da non riuscire a rispondere a tutti!”.

Quando hai imparato la lingua italiana e cosa ti ha spinto a studiarla?
“È stato tutto piuttosto naturale, ho trascorso in Italia l’ottanta per cento della mia adolescenza per le gare di kart e altri impegni, i miei meccanici ed il personale del team in cui ho corso era italiano, così è stata una scelta importante per riuscire ad avere un dialogo diretto con tutti”.

Se avessi la possibilità di incontrare Ayrton Senna, cosa gli chiederesti?
“Difficile… sarebbe un sogno per me gareggiare con lui, è una figura che mi ha ispirato, ho sempre ammirato il suo talento ma anche la sua propensione al lavoro e al sacrificio. Mettendo insieme queste doti è diventato il migliore”.

Qual è il momento migliore durante il weekend di gara, la qualifica o la corsa?
“Mi piace la sfida della qualifica, quando devi dare tutto in un giro, però devo dire che la battaglia in gara è quella che preferisco…”.

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umberto zapelloni

Nel 1984 entro a il Giornale di Montanelli dove dal 1988 mi occupo essenzalmente di motori. Nel gennaio 2001 sono passato al Corriere della Sera dove poi sono diventato responsabile dello Sport e dei motori. Dal marzo 2006 all'aprile 2018 sono stato vicedirettore de La Gazzetta dello Sport

2 commenti

  1. Anche?Perchè dove ha vinto prima?

    1. Spa e Monza le ha dimenticate?

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