Rassegna stampa dal Gran premio texano di Austin dove nel weekend sono arrivati in 440 mila. Si sono pure divertiti perché, nonostante il mondiale già assegnato, è andata in scena una delle gare più divertenti della stagione anche se alla fine vince sempre lui… Super Max
La statistica racconta che Verstappen ha eguagliato il record di 13 vittorie in stagione, come Schumacher nel 2004 e Vettel nel 2013, finora su 19 Gran Premi disputati (ne mancano ancora tre). Il record assoluto verrà battuto entro fine stagione, ma all’epoca di Schumi e di Seb i Gran Premi erano rispettivamente 18 e 19 a stagione. Per prendersi anche il record in percentuale, Max deve vincere tutte le gare fino alla fine. Con 16 vittorie su 22 batterebbe anche il record di vittorie in termini percentuali, 72,72% contro il 72,22% di Schumacher. Ma qui record assoluto resta quello di Alberto Ascari che nel 1952 vinse il 75% delle gare (6 su 8).
Che cosa hanno scritto:
Daniele Sparisci, Corriere della sera: “La F1 è quello sport dove la Ferrari fa la pole e la gara la vince la Red Bull, quella di Verstappen. Rosso al sabato, blu alla domenica. È la trama del 2022, succede sempre. Carlos Sainz ha buttato via la prima casella addormentandosi al via, ed è stato fulminato da Verstappen. Alla prima curva è finito nel gruppone, colpito e affondato (perdita idraulica) da un’entrata scomposta di George Russell, l’inglese della Mercedes se l’è cavata con una carezza, 5” di penalità”.
Fulvio Solms, Corriere dello sport-stadio: “Succede così che Charles Leclerc accarezzi l’idea della vittoria in rimonta dal dodicesimo posto e Lewis Hamilton quella del primo successo dell’anno ma non c’è spazio, non c’è modo di mettere nel sacco Bee-Beep Verstappen, neanche ora che il Mondiale piega verso il tramonto. La differenza in realtà la fa il progettista Adrian Newey perché la sua Red Bull scivola nell’aria come nessun’altra macchina. Pare che Max, in certi momenti, accenda i retrorazzi”
Luigi Perna, La Gazzetta dello sport: “L’insaziabile Max Verstappen non conosce sindromi da appagamento. La parola “accontentarsi” è fuori dal suo vocabolario. La vittoria di Austin è stata da vero cannibale, strappata con cattiveria a Lewis Hamilton”
Fabio Tavelli, Il Foglio: “Ci sono volute ben 19 gare per rivedere Lewis Hamilton duellare per la vittoria con Max Verstappen. Li avevamo lasciati 11 mesi fa nel deserto arabo a incrociare le spade in uno dei confronti più aspri, ed in molti casi meno corretti, della storia della F1. Anche ad Austin è stato l’olandese a spuntarla e al 7 volte campione del mondo mancano soltanto tre gare per cercare di vincerne almeno una. Da quando è in Formula 1, ovvero dal 2007, Hamilton ha sempre tagliato almeno una volta il traguardo davanti a tutti”.
Stefano Mancini, La Stampa: “Sono tutti impazziti per la F1, persino gli americani che storicamente amano le corse negli ovali e non capiscono perché una macchina da corsa debba fare le curve. Retaggi del passato, ormai superati: al Cota, il circuito delle Americhe, sono accorsi in 440 mila nel fine settimana, 150 mila per la gara, vestiti di arancione per Verstappen o di rosso per la Ferrari (e sarà la stessa cosa da qui alla fine del campionato). Hanno avuto ragione loro”.
Alessandra Retico, Repubblica: “Tutta la F1 gli ha dedicato un minuto di silenzio poco prima della gara, molti gli devono tanto. La sua scomparsa ha congelato le trattative tra Red Bull e federazione per un accordo sull’infrazione “lieve” del budget cap 2021, unica squadra a sforarlo. Le discussioni ripartiranno la prossima settimana, prima del gp del Messico. Show e star. Brad Pitt studia per il film sulla F1, Tim Cook, capo Apple, sventola la bandiera a scacchi






