Per gli spagnoili è Super Sainz il Maestro, detto all’italiana. C’è tanto Carlos nei titoli sul ritorno alla vittoria della Ferrari. Carlos Magno. Furia Rossa. Capolavoro Sainz, il più gettonato. Fratello d’Italia, il più pratriottico. Ma chiunque dà al pilota più meriti che alla macchina. E’ stata una vittoria dell’uomo prima che della monoposto. Una vittoria degli uomini a voler essere precisi perchè il gioco di squadra è stato perfetto.
E alla fine la morale è sempre quella. Solo che adesso raddoppia. Non possiamo più dire solo: date una macchina a Leclerc. No, adesso dobbiamo dire: date una macchina a Carlos e Charles. Poi ci penseranno loro. La Ferrari oggi non ha più una prima e una seconda guida. Ha due piloti alla pari e toccherà al cronometro, gara per gara, dirci chi è l’uomo su cui puntare per non perdere l’occasione. Questo almeno fino a che non ci sarà da lottare per il mondiale.













Ecco la rassegna stampa di https://www.loslalom.it/
Luigi Perna, la Gazzetta dello sport: “Chi l’avrebbe detto, ripensando alle dichiarazioni pessimistiche della vigilia e ai precedenti negativi di quest’anno su circuiti tortuosi come Montecarlo, Hungaroring e Zandvoort? Finora le previsioni degli ingegneri di Maranello sono state quasi sempre smentite. Misteri. C’è da sperare che la pista di Suzuka, dove si corre domenica prossima, sia fra quelle considerate sfavorevoli”
Giorgio Terruzzi su Corriere della sera: “Sembra innamorato Carlos Sainz mentre stupisce e vince. Una trasformazione sorprendente quanto l’aerodinamica della sua Ferrari. Luce negli occhi, una sicurezza da leader, la reputazione ribaltata nel giro di un mese per regalare all’enorme famiglia rossa ciò che era atteso da Leclerc. Abbiamo una inversione di ruoli ma anche una modalità molto diversa. Carlos non infiamma, procede per calcolo e misura, con una padronanza mentale svelata da comunicazioni audio in corsa simili a bollettini da calma piatta. Lo spettacolo offerto a Singapore porta un marchio anomalo e sconcertante. Per un attimo ha fatto pensare alla strepitosa vittoria di Villeneuve in Spagna, 1981: Laffite, Watson, Reutemann e De Angelis alle calcagna, racchiusi in un secondo, tenuti dietro sino al traguardo. Sì ma Sainz da Villeneuve è lontanissimo per stile e carattere; approccio e attitudine. Di simile c’è la tensione di chi guarda, la sensazione di avere di fronte un giorno memorabile”.
Giorgio Ursicino, il Messaggero: “Un automobilismo d’altri tempi. Quando si vinceva non spingendo sempre al massimo, ma ragionando e sfruttando tutte le opportunità che la corsa offriva. Un capolavoro di tattica e strategia, oltre che di sublime aggressività”.
Leo Turrini, Resto del Carlino: “Era ora! 434 giorni e 25 Gran Premi dopo, la Ferrari fa risuonare le note dell’inno di Mameli sul podio di un Gran Premio di Formula Uno. Era ora! Il Grande Vecchio di Maranello le chiamava “gioie terribili”: e anche ieri a Singapore c’è stato da soffrire fin quasi sul traguardo Quando un pilota è capace di simile astuzie, a me vengono in mente personaggi come Lauda e come Schumi. Sono paragoni grossi e me ne scuso subito con i puristi, però diamo a Sainz quello che di Sainz”.
Paolo Ianieri, la Gazzetta dello sport: “Sono tre i nomi ai quali, con enorme rispetto, si può provare ad accostare il giovane Sainz: Niki Lauda, Jody Scheckter e Alain Prost, in rigoroso ordine temporale. Tre piloti dotati di grande intelligenza Lo raccontano, meglio di tante parole, i soprannomi che li hanno resi famosi ai tifosi. Perché, se Lauda era per tutti il Computer, Prost divenne presto il Professore. Due piloti che, anche in contrapposizione ad alcuni compagni di squadra, Clay Regazzoni per Niki, Ayrton Senna o Nigel Mansell per Alain, spiccavano nettamente per visione e gestione di gara”
Pino Allievi, podcast per Formula Passion: “Un Sainz, anche, alla Carlos Sainz. Inteso come suo papà, superbo stratega dei rally e delle maratone africane…”
Umberto Zapelloni, il Giornale: “Charles ha lasciato scappare Carlos, permettendogli di prendere anche 5” di margine e tenendo così lontano gli inseguitori. Uno scudiero perfetto. Carlos in gara ha sempre avuto una marcia in più. Dove è migliorato tantissimo è in qualifica, quello che era il punto di forza di Charles. Certo, se il mondiale fosse cominciato a Monza in testa ci sarebbe la Ferrari…”
Tony Damascelli, il Giornale: “La vittoria è del pilota, la strategia è sua, forse il destino sta pure in quell’araldica unica, bizzarra: Carlos Sainz Vazquez de Castro Cenamor Rincón Rebollo Viro Moreno de Aranda Don Per Urrielagoiria Perez del Pulgar, un’anagrafe da pit stop, per ricominciare dall’inizio”.
Giorgio Pasini, Tuttosport: “Una birra ghiacciata. Seduto su una poltrona nella notte di Singapore, matido di spumante e sudore, Carlos Sainz abbraccia il trofeo come una padre stravolto dalla gioia sofferta di un lungo travaglio che si concede una caña. da “operaio” della F1 ed eterno “figlio di” (papà Senior re dei rally e della Dakar) cresciuto all’ombra dell’idolo Alonso, Junior nel giro di due settimane s’è trasformato in leader“.
Paolo Filisetti, la Gazzetta dello sport: “L’exploit di Sainz, per quanto inatteso, si può spiegare con la svolta che la Ferrari ha avuto a Monza nella messa a punto della vettura. Sulla carta, il circuito di Marina Bay non era favorevole alla SF-23, per il carico aerodinamico elevato che impone e per le sconnessioni dell’asfalto. In teoria sarebbe servito un assetto caratterizzato da altezze da terra elevate, come quello adottato dalla Red Bull, invece le rosse sono scese in pista da venerdì con un assetto molto basso, senza incorrere nei saltellamenti che soffrivano la stessa Red Bull e la Mercedes. La stabilità si è tradotta in una corretta gestione delle gomme”
Daniele Sparisci sul Corriere della sera: “La felicità è nel karaoke via radio per dire che la Ferrari è tornata dove deve stare. Festeggia cantando come aveva fatto Sebastian Vettel sulla stessa pista nel 2015, ma non è l’«Italiano» di Toto Cutugno. È «Smooth Operator» di Sade, il brano che gli avevano dedicato i meccanici della McLaren quando correva per il team britannico, perché «lui è uno che ci sa fare». Le congratulazioni («a tutta la squadra in pista e a Maranello, e Carlos che è stato velocissimo, felici di questa vittoria») arrivano anche dal presidente John Elkann con una dichiarazione telegrafica”.
Leo Turrini, Il Resto del Carlino: “Per capire quanto Carlos Sainz sia legato alla suggestione Ferrari, beh, forse può essere utile un… agente immobiliare. Appena firmato il contratto che lo legava a Maranello, lo spagnolo si mise subito a cercare casa in zona. Giusto per calarsi nelle atmosfere di un territorio in cui la Rossa non è soltanto una fabbrica, non è semplicemente una Scuderia. Ma è un pezzo di cuore, di sentimenti, di passioni condivise. L’appartamento Carlitos l’ha poi trovato nei paraggi di Sassuolo. E sulle piste di atletica di Sassuolo e di Spezzano lo hanno visto spesso curare la preparazione fisica. I selfie. Solo che qualcosa è cambiato. Le prime volte, a Sainz i ragazzi delle scuole che lo incrociavano al campo sportivo chiedevano…notizie di Leclerc Da un po’ di tempo in qua, la musica è diversa. Sainz ha fatto la pole a Monza e adesso è stato lui a fermare il dominio Red Bull. E i selfie li chiedono a lui”.
Mario Salvini, la Gazzetta dello sport: “I progressi saranno duraturi? Lo dirà Suzuka. La pista su cui si correrà nel prossimo fine settimana è una delle più complete, con tratti lenti e veloci alternati. È dunque la cartina di tornasole ideale. Se la Ferrari sarà competitiva anche lì, e le differenze tra Monza e Singapore suggeriscono che potrebbe esserlo, allora ci divertiremo fino a fine anno Ma cosa è cambiato da Monza nella SF-23? La risposta più corretta sarebbe: nulla. Il che però complicherebbe di molto qualsiasi tipo di ragionamento”.
Stefano Mancini, la Stampa: “È finito un incubo e forse è cominciata un’altra storia per la Ferrari e per i suoi piloti. Prossima tappa a Suzuka domenica prossima.Non c’è tempo per modificare le macchine. La Ferrari può continuare a sentirsi grande”.
Gianluca Gasparini, la Gazzetta dello sport: “Preoccupa un po’ il fatto che a Monza e a Singapore il suo compagno sia stato sempre più veloce di lui, fino a qualche settimana fa era l’eccezione. Ora deve reagire, in termini di velocità e feeling con la sua SF-23. Se l’andazzo continuasse, andrebbe incontro a un brutto ridimensionamento. Con Sainz ha vinto anche Vasseur. Iniziavano a girare voci strane sulla sua permanenza a Maranello”.
Benny Casadei Lucchi, il Giornale: “È nata una stella. Sobria, serena, gentile finché non cercano di rubarle l’orologio. Una stella della porta accanto Carlos Sainz, non maledetta, e mai volgare nei modi come accade spesso al ridimensionato futuro tre volte di fila campione del mondo Max Verstappen. Ridimensionato perché quando la macchinetta torna normale, gli extra valori del grande campione si devono vedere subito. Non si sono visti”.
Gianluca Gasparini, la Gazzetta dello sport: “Se sia stata la nuova direttiva tecnica che limita la flessibilità delle ali ce lo dirà Suzuka, dove si corre già domenica prossima. Più facile si sia trattato di un assetto sbagliato, anni fa successe sulla stessa pista anche alla Mercedes pigliatutto: bastano pochi millimetri in un senso o nell’altro, in questa F.1, per uscire dalla finestra di funzionamento delle gomme e finire in mezzo al gruppo”.
Fabio Tavelli, il Foglio: “Sarà stata la direttiva 018 a zavorrare la Red Bull? Non sarà dei posteri l’ardua sentenza perché lo scopriremo probabilmente già domenica prossima a Suzuka. Circuito di pura aerodinamica dove se i dominatori non dovessero dominare aprirebbero interessanti scenari non per questo Mondiale, ormai loro, ma per i prossimi”.
Paolo Rossi, la Repubblica: “Per una volta sotto processo ci sono le Red Bull: tutti vogliono capire se il flop di Singapore è solo un’emicrania, o la fine del dominio. Il dibattito su business e sport resta aperto (perché bisogna penalizzare chi è più veloce? Perché far prevalere il divertimento degli spettatori? La Formula Uno è un business o è anche uno sport? È colpa di RedBull se gli altri team faticano a trovare l’assetto?), e magari saranno i dati di audience del gp di Singapore a dissipare i dubbi”.
Mauro Coppini, Corriere dello Sport-Stadio: “Una rivoluzione che sembra coincidere con quella che possiamo indicare come l’inizio della “seconda sessione del campionato”. Del quale Stati Uniti e paesi Arabi fanno parte. Paesi ai quali Liberty Media, proprietaria del Circus, si rivolge per vendere una Formula 1 sempre più lontana dai “clienti” europei . Con lo spettacolo al centro della pista. E se paesi Arabi e Stati Uniti sono i più interessati niente di meglio che offrire loro uno show adeguato ai loro interessi e alla loro disponibilità economica. Dove la ruota panoramica e l’otto volante la fanno da padrone e dove chi vince deve chinare la testa”.