Seconda giornata di test in Bahrain, ecco i commenti apparsi sulla stampa italiana di oggi. Dalla paura di un Verstappen vinci tutto alla speranza per la Ferrari che ha dato dei segnali di rinascita.








“Leclerc migliora sulla distanza – scrive Sparisci sul Corriere della sera– ma la Rossa resta un mistero e la Red Bull fa paura a tutti la nuova SF-23 per ora resta un oggetto misterioso e come dice Carlos Sainz «speriamo che nel week end di gara la prossima settimana diventi una Bestia Rossa». Per ora sembra mansueta, persino troppo. Vizi di gioventù? O problemi di adattamento?”.
Siamo solo all’inizio, anzi prima dell’inizio, ma scrive il Corriere della sera che “c’è il fondato timore che la Red Bull — che pure ieri pomeriggio ha avuto le sue piccole grane che hanno rallentato Verstappen, 47 giri per Max e 76 per Perez — abbia alzato l’asticella su livelli altissimi. È il classico gioco delle maschere dei test, dove dalla cortina fumogena sbucano gli outsider per scalare le classifiche”.
Paolo Filisetti sulla Gazzetta dà una lettura opposta. Scrive che “un occhio attento può cogliere quei segnali che differenziano un’auto che ha qualità e può crescere da una che tocca presto il suo limite e magari manifesta qualche guaio di troppo. La Ferrari, ieri, ha dimostrato di appartenere alla prima categoria”. Filisetti parla di passi avanti rispetto a giovedì e di “nubi dissipate” dal lavoro dei tecnici su assetto e aerodinamica. Il porpoising dà meno problemi di prima.
Stefano Mancini su la Stampa racconta di uno degli outsider, il cinese Guanyu Zhou e di quello che gli pare il famoso quarto d’ora di celebrità, “quando ha tagliato il traguardo del circuito di Sakhir al volante dell’Alfa Romeo motorizzata Ferrari. Era il suo 131° giro nei test di Formula 1 in corso a Sakhir, in Bahrein. Il suo tempo è apparso di colore viola sugli schermi: Zhou ha preceduto di 40 millesimi il due volte campione del mondo Max Verstappen, di 6 decimi l’altro bicampione, Fernando Alonso, e a scalare tutti gli altri. Ma nessuno lo ha applaudito. In tribuna era rimasto il personale di servizio che aveva fretta di spegnere il sistema di illuminazione e andare a casa. Un meccanico gli ha dato una pacca sul casco, gli altri l’hanno spinto nervosamente ai box con la macchina in panne. Il team manco gli ha detto grazie. «Siamo consapevoli che i tempi misurati nei test hanno scarsa importanza, ma siamo soddisfatti per il chilometraggio» si legge nel comunicato stampa ufficiale. Ci mancava che aggiungessero “caro ragazzo, i tuoi 15 minuti sono scaduti” e sarebbe stato perfetto”.
Vi segnalo anche la bella chiacchierata che ho fatto con Guenther Steiner il boss Haas, star di Netflix (e di Race Anatomy). La trovate su il Foglio (vedi qui).