Dopo Abu Dhabi sapremo il futuro della Ferrari per ora congelato. Ne parlano tutti senza parlarne davvero. Leclerc chiede stabilità, Sainz adora Binotto e lo racconta in una bella intervista al Corsera. Non resta che aspettare e intanto salutare Vettel, Schumino e co.







Sainz al Corsera by Daniele Sparisci
Si è mai sentito trattato da secondo pilota in Ferrari?«Né in Ferrari né altrove. Non lo meriterei. E anzi mi ha fatto piacere una cosa».
Quale? «Il rispetto. Perché dopo la prima parte di stagione sarei potuto diventare un secondo pilota. Ma ho reagito».
Che obiettivi si dà? «Il Mondiale con la Ferrari. Sono venuto qui per questo».
Fra piloti è possibile essere amici? «Sì, con Norris lo siamo. E sento che anche con Charles in futuro potremmo esserlo quando non saremo più compagni e non lotteremo per le posizioni. Siamo già amici, ma anche rivali ed è normale tenere un po’ di distanza».
L’addio del giovane Schumacher
“Chiamarsi Schumacher non basta”. Così scrive Stefano Mancini stamattina su La Stampa nel dare notizia del capolinea a cui è arrivata la carriera in F1 di Mick jr, il figlio di Michael. “Domenica – leggiamo – darà l’addio o l’arrivederci ai compagni di due stagioni, tanto è durata la sua avventura. La Haas non gli ha rinnovato il contratto da titolare, la Ferrari ha lasciato scadere quello di terzo pilota. Sul suo destino hanno pesato un paio di errori di troppo: le due macchine sfasciate (a Gedda e a Montecarlo) sono costi che un team piccolo come quello americano non si può permettere. Eppure ci sono piloti che ne combinano di peggio. Latifi, per dirne un altro a fine corsa, ha deciso il campionato 2021 con il suo incidente ad Abu Dhabi che ha fermato Hamilton e spalancato la pista al trionfo di Verstappen. Un altro buono è Tsunoda, detto Tsunami. La differenza è che alcuni pagano per correre o hanno alle spalle ricchi sponsor (è il caso del cinese Zhou), mentre Mick Schumacher portava in dote i successi in tutte le formule minori, oltre a quel cognome che all’inizio ha illuso”.