Rassegna stampa: tra tabu Ferrari, sparate di Alesi e le confessioni di Vettel

Aspettando l’ultima pole della stagione (Leclerc a quota 9 è imprendibile) ecco una rassegna stampa di quanto è stato scritto oggi con la Formula1 che cede spazio al Mondiale di calcio (non è una coincidenza che l’ultimo Gp si corra a poche ore dalla prima partita in Qatar. Tutto calcolato per non rubarsi audience). Sebastian Vettel si congeda con una lunga chiacchierata con l’Equipe.

Rassegna stampa via www.loslalom.it

Sebastian Vettel ha scelto di uscire di scena con una lunghissima intervista a L’Équipe stamattina, una chiacchierata con Frédéric Ferret in cui parla della sua recente vocazione all’ecologia. Dice di non voler incolpare il suo sport, ma pure che il suo addio è in parte legato a una nuova coscienza, a una nuova consapevolezza ambientale.

«Non è stata una scoperta che mi è caduta addosso una mattina. Parlerei di una combinazione di cose, di una lenta realizzazione. Ho avuto il privilegio di viaggiare in molti posti del pianeta. Ho potuto rendermi conto del cambiamento di questi luoghi con il passare degli anni. E poi ho avuto dei figli. Guarda come in inverno non c’è più tanta neve come prima, non è necessario essere un genio per rendersi conto che il nostro pianeta sta soffrendo. In Germania, l’estate scorsa, abbiamo avuto incendi nei boschi come quelli che di solito accadono in Francia, vicino al mare, al sud. Sono un pilota di Formula 1: ho una predilezione per i numeri perché non mentono. Quello che dicono sullo stato di salute del nostro pianeta, non si può mettere in discussione. È impossibile non far nulla per contrastare quanto sta accadendo».

Vettel racconta che «vivendo la vita da pilota di F1, non c’è modo di comportarsi in modo completamente green. Trascorri l’anno attraversando il pianeta e lasciando una terribile impronta di carbonio. Questo non è IL motivo del mio ritiro, ma uno dei motivi. Per questo da diversi anni cerco di fare il possibile, al mio modesto livello, per cercare di controbilanciare i danni che provoco. Lo faccio sfruttando la mia notorietà ma anche nella mia quotidianità. Dovremmo farlo tutti, so che per me è più facile, perché posso permettermi di installare pannelli solari sul tetto o comprare un’auto elettrica».

Oppure trasformare una macchina di F1, com’è successo a Silverstone con la Williams di Nigel Mansell. «Volevo dimostrare che non è impossibile guidare in F1 restando puliti. Mi ci è voluto un po’ per trovare persone in grado di modificare il motore e accettare il biocarburante, ma lo abbiamo fatto. Non voglio essere un conferenziere o qualcuno che denuncia. Posso solo dire che essere passato dall’uso dell’aereo all’uso dell’auto mi consente di ridurre drasticamente la mia emissione di carbonio. Non posso cambiare il mondo, ma posso provare a cambiare le mie abitudini. Vorrei un futuro meno cupo di quello che si profila, ma non sono così potente. Non credo di poter cambiare le abitudini dei miei concittadini. Posso provare a renderli consapevoli di certe cose. Posso dirgli che ci vorranno più di duecento anni perché il pianeta si riprenda dal danno che gli è stato fatto. La gente mi ascolterà? Non ne sono sicuro».

Ma in definitiva Vettel assolve il suo mondo, probabilmente anche per evitare le vesti di chi esce di scena e lancia accuse. Al giornale francese dice: «La F1 non è un mostro. Sta lavorando molto su questo aspetto. È tutta la nostra passione. Penso per esempio che i giocatori di tennis dovrebbero impegnarsi a ridurre le emissioni di carbonio in modo simile a noi. La F1 è uno sport come gli altri. Non sono responsabile di questo sport. Sono solo uno dei partecipanti. Sì, per guidare uso benzina perché nella mia F1 ho un motore che ne ha bisogno. Ma non decido con quali sponsor trattare. Ho cercato di bilanciare gli obblighi della mia professione facendo qualcosa per il pianeta, con alcune azioni per i giovani o per la natura».

Quanto al futuro, dice che «mai dire mai per la politica, ma in linea di massima direi di no. Penso che questo lavoro sia troppo difficile. Potrei dire che resterò in F1, ma sarò onesto: non lo so. Tutti mi dicono che dopo tre mesi avrà voglia di rientrare Forse tra due anni mi verrà la tentazione di fare di nuovo il pilota. O di stare in un box. Per ora mi godrò solo la mia famiglia e la mia vita con loro».

Una parte dell’intervista è dedicata agli anni trascorsi in Ferrari e ai rimpianti. «Ho amato quegli anni. Mi è piaciuta la vita in Italia, dove ho molti amici. Correre per la Ferrari è davvero qualcosa di speciale. Per strada, la gente ti considera uno di loro. Il cibo è probabilmente il migliore del mondo anche se, da francese, mi dirai il contrario. È stato favoloso vivere in Italia. Penso di poter dire di essere orgoglioso della mia carriera. Probabilmente ho commesso degli errori, forse avrei dovuto essere più intelligente, certe volte. Ho firmato per aiutarli a diventare campioni. Abbiamo fallito due volte. E ci sono delle ragioni per questo. Quando ti mancano dei punti, per forza devono essercene. Quando non sei abbastanza veloce, lo sai. Quando commetti un errore tu come pilota, anche lo sai».

Così, fatalmente, parla di Hockenheim 2018, quando era in testa alla corsa e al campionato. «Questo è un motivo – dice – ma un fallimento va sempre al di là di un semplice errore. È qualcosa di più. Non è stato il peggior errore che ho commesso nella mia carriera. Mi ha fatto molto male perché è arrivato in Germania, davanti al mio pubblico, su una pista che amo e mi è costato caro. Ma la Mercedes era troppo forte nello sviluppo. Alla Ferrari eravamo lontani da loro». Incalzato sui problemi della Ferrari di oggi, Vettel dice: «Ho delle idee su cosa potrebbe essere successo in squadra, ma le terrò per me. Quello che si vede dall’esterno è solo un’interpretazione di ciò che sta realmente accadendo. Non si ha il quadro completo. È ingiusto criticare le loro scelte strategiche. Certe cose possono succedere a chiunque. Facciamo attenzione: perché dietro alla Ferrari c’è un intero Paese e non succede da nessun’altra parte. Quindi forse troppa attenzione genera troppa pressione. Vado via senza rimpianti. O forse Hockenheim. Quando ci penso, mi dico che avrei potuto frenare un po’ prima. Ma sono arrivato in F1 per diventare campione e ci sono riuscito molto giovane. Tutto il resto sarebbe stato un bonus. Sono orgoglioso di aver trattato le persone con cui ho lavorato, come avrei voluto essere trattato io. E di avere molti amici».  

Tutto questo accadeva mentre Binotto e Vasseur arrivavano assieme all’autodromo di Yas Marina, tirandosi dietro cameraman e fotografi. La scena non è piaciuta a Francesco Paone di Oa SportQuando mai si è vista una cosa del genere? Due ingegneri capaci di attirare l’attenzione dei media nemmeno si trattasse dell’arrivo alla “Notte degli Oscar” di Brad Pitt e Angelina Jolie! Una dinamica degna di Hollywood, non della Formula 1. Eppure, siamo giunti a questo.

La sparata di Jean Alesi sulla Gazza

Jean Alesi, ex ferrarista, ha sbottato a Sky contro i media che hanno alimentato le voci di un passaggio di consegne. Se l’è presa soprattutto con la Gazzetta. Ancora Paone su Oa SportD’altronde, la smentita non ha davvero convinto nessuno. Il Cavallino Rampante sta pagando dazio anche sul piano della autorevolezza. Se un’azienda come Ferrari smentisce una notizia, la questione dovrebbe essere chiusa. Se non succede, è evidentemente perché tale azienda non gode di credibilità. Ennesimo ambito in cui un 2022 nato bene si sta chiudendo malamente. La miglior monoposto è diventata la terza; gli errori sportivi si sono succeduti uno dopo l’altro sino a scadere nel grottesco; la comunicazione si è messa a fare acqua.

Ad Alesi voglio e vorrò sempre bene, ma questa volta l’ha sparata un po’ grossa. Che c’entra la Gazzetta (tra l’altro arrivata dopo altri giornali) se la Ferrari alimenta le chiacchiere incontrando i possibili sostituti di Binotto?

Un nuovo Principino in rosso

Corriere dello sport-stadioC’è un principino russo nel futuro della Ferrari” – Martedì sul circuito di Yas Marina lo Young Drivers Test. Shwartzman, 23enne con passaporto israeliano, fa sperare  le Rosse. Attenti a De Vries, l’olandese volante della Alpha Tauri. E Sargeant l’americano  si allena sempre al simulatore. Giorgio Burreddu ha scritto di Shwartzman: La vita non è stata semplice per lui. Nel 2020, dovette dare la notizia della scomparsa del padre Mikhail: se l’è portato via il Covid. La Ferrari in quei giorni dolorosi scrisse: «Adesso la sua forza sarà la tua forza e tutti nella famiglia Ferrari saranno sempre al tuo fianco a ogni passo della strada»

 Ben Sulayempresidente FIA parla al Corsera con Daniele Sparisci

«Con Michael Masi ci sentiamo ancora, era molto esperto. Ma se ricopri un certo ruolo devi stare lontano dai media altrimenti ti fai prendere la mano. Chi sono le stelle in F1? Nessuno, a parte i piloti. Detto questo siamo in una fase di apprendimento e presto ci saranno altre novità nella direzione corsa, non possiamo affidarci soltanto a uno o a due arbitri».

  Quanti ne servono? «Perché in questa F1 moderna c’è bisogno di altro. Ho fiducia nell’attuale team che compone la direzione corsa e negli steward. Abbiamo preso due persone dalla Premier League scoprendo che il campionato inglese investe 25 milioni di sterline sugli arbitri».

Che c’entra il calcio con la F1? «Con 24 Gp e sei Sprint Race l’anno prossimo il gruppo va allargato. Gli errori spesso nascono dallo stress, dal sovraccarico. Se falliamo noi fallisce anche la F1, siamo solo all’inizio di un percorso. Gli errori vanno ridotti al minimo». 

 Budget cap, non crede che la sentenza sulla Red Bull sia stata troppo leggera? «Le regole finanziarie erano al primo anno di applicazione. Controllare è molto difficile, per questo rinforzeremo il gruppo che se ne occupa. Gli altri team volevano veder scorrere il sangue ma serve equilibrio fra sanzioni finanziarie e sportive, comunque ci sarà una grossa revisione generale delle regole». 

La Formula delle donne

Repubblica: “F1, largo alle donne pilota: dal 2023 un Mondiale per arrivare ai livelli di Verstappen e Leclerc” –  Nasce “F1 Academy”: 5 squadre, 15 macchine, 7 eventi da 3 gare ciascuno. Domenicali: “Tutti devono avere la possibilità di dare il meglio di sé al volante”

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umberto zapelloni

Nel 1984 entro a il Giornale di Montanelli dove dal 1988 mi occupo essenzalmente di motori. Nel gennaio 2001 sono passato al Corriere della Sera dove poi sono diventato responsabile dello Sport e dei motori. Dal marzo 2006 all'aprile 2018 sono stato vicedirettore de La Gazzetta dello Sport

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