
Il 23 agosto del 1987 all’isola di Wight, in una gara offshore, morì Didier Pironi che aveva corso in Formula 1 70 gran premi con Tyrrell, Ligier e Ferrari (1981-1982) vincendo 3 gare. Concluse la sua carriera in quel maledetto 1982 Rosso a Hockenheim con un incidente da cui non si è mai ripreso completamente.
Didier Pironi è l’amico che non avresti voluto avere. Soprattutto se lo ritenevi tuo fratello come aveva fatto Gilles, accogliendolo a Maranello nel 1981. Villeneuve si fidava di quel francese con la mamma friulana. Aveva due anni in meno di lui e davvero lo aveva adottato come un fratello.
Pironi non aveva fratelli, ma solo un fratellastro che era anche suo cugino. Figli dello stesso padre, ma di due madri diverse che però tra loro erano sorelle. Un pasticciaccio alla Dinasty per chi ancora ricorda quella saga televisiva. Fu proprio il fratellastro a fargli amare i motori a lui che da ragazzo era stato campioncino di nuoto. Moto, rally e poi le auto. Doveva battere la concorrenza di bei tipetti come Arnoux, Tambay e compagnia. Ce la fece. Arrivò in Formula 1 e intanto si prese anche la licenza di vincere una 24 ore di LeMans (nel 1978).
“Didier Pironi, francese di origini friulane, l’ho seguito con attenzione nelle sue tenaci difese e in certi suoi accaniti inseguimenti, riconoscendogli il carattere del combattente di razza”, il giudizio di Ferrari nel suo libro sui piloti. Con Villeneuve il rapporto iniziale fu ottimo. Gilles che aveva avuto un compagno straordinario come Scheckter, si illuse di averne trovato un altro altrettanto leale.
E invece a Imola fu tradito dal suo miglior amico. Pironi giocò di furbizia. Come tutti i grandi piloti prima pensava a se stesso. E quando dai box spuntò un cartello equivocabile (Slow) e non perentorio, ne approfittò per fregare a Gilles la vittoria.
Pironi lo considerò un malinteso, Gilles una bastardata.
Ruppe un’amicizia. Ruppe qualcosa di più perchè da quel giorno Villeneuve non fu più lo stesso e per cercare di stare davanti al compagno in qualifica, trovò la morte a Zolder poche settimane dopo.
In quel maledetto 1982 la Ferrari progettata da Mauro Forghieri era imbattibile. Il Mondiale avrebbe potuto vincerlo Gilles, ma… E dopo di lui il campionato sembrava destinato a Pironi, ma Didier sotto la pioggia di Hockenheim andò a schiantarsi contro la Renault di Prost, distruggendosi le gambe.
«Mi sono avvicinato. Pironi urlava per il dolore e la paura. Ho capito che temeva che l’auto prendesse fuoco e gli dissi di stare tranquillo che non c’era benzina attorno. Mi sono terrorizzato quando ho visto un osso della gamba uscire dalla tuta. Ho provato a rassicurarlo ma toccandogli le gambe ho sentito che erano in poltiglia», raccontò Nelson Piquet.
Gli salvarono la vita e le gambe, ma Pironi dovette sottoporsi a una trentina di operazioni senza più riuscire a tornare al volante di una monposto e a camminare correttamente. Si diede alla motonautica, una passione che condivideva con Gilles, ma cinque anni dopo trovò la morte in un incidente al largo dell’Isola di Wight.
Un anno dopo, precipitando con il suo aereo, morì anche il fratellastro José Dolhem. Sono sepolti accanto al cimitero di Grimaud con una lapide che recita Entre ciel et mer (Tra cielo e mare) .
Pochi mesi dopo la sua morte, la sua compagna Catherine Goux diede alla luce due gemelli a cui mise i nomi Gilles e Didier.
Finalmente riuniti dal cuore di Catherine (che tra l’altro non era già più la compagna di Didier).
Gilles e Didier Pironi hanno ereditato la passione per i motori, Gilles in particolare ha corso in Coppa Clio, F. Renault, Fun Cup, ma poi hanno preferito dedicarsi agli studi di ingegneria.

bellissimo post:)
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